«Veneto Banca, anni per l'azione di responsabilità»

«Veneto Banca, anni per l'azione di responsabilità»
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IL COLLOQUIO
VENEZIA Da oggi mancano esattamente 150 giorni al via dell'azione di responsabilità per il tracollo di Veneto Banca. È stata fissata per il prossimo 3 ottobre a Venezia, davanti al giudice Chiara Campagner della sezione specializzata in materia d'impresa, la prima udienza della causa civile promossa dall'ultimo consiglio di amministrazione presieduto da Massimo Lanza e proseguita dai commissari Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e Fabrizio Viola. «Ma per arrivare alla sentenza potrebbero volerci tanti anni», dice l'avvocato Alessandro De Nicola, uno dei legali dello studio Orrick che assiste la liquidazione.

I CONVENUTI E GLI IMPORTI
Attualmente i convenuti superano la ventina. Ai componenti del Cda di Flavio Trinca e del collegio sindacale in carica fino al 26 aprile 2014, e all'allora direttore generale Vincenzo Consoli, sono stati aggiunti altri manager del gruppo di Montebelluna. E sia fra gli uni che fra gli altri c'è stato chi ha chiamato in causa la propria compagnia di assicurazione. Ecco dunque spiegato un primo motivo di allungamento dei tempi, necessario per consentire a ciascuno di presentare la propria difesa. Ma non è l'unico: «Un procedimento del genere sottolinea l'avvocato De Nicola può durare diversi anni. Da una parte per la complessità dei numeri: solo noi attori abbiamo presentato un atto di citazione di 500 pagine, più altre 700 di allegati, che il giudice dovrà valutare in aggiunta alle migliaia depositate dai convenuti. Dall'altra per la tradizionale lentezza della giustizia, anche per consentire lo svolgimento di perizie e consulenze tecniche». Del resto in ballo c'è una richiesta danni da capogiro: 2,3 miliardi di euro, tra cui 988,9 milioni per danno all'immagine, 248,5 milioni per violazioni delle regole sull'intermediazione bancaria, 447 milioni per la gestione inadeguata del credito, 315 milioni per danno emergente e 265 milioni per lucro cessante in merito all'acquisto di Bim, secondo quanto trapelato un anno fa.
LE CRITICITÀ

Gli importi sono stati calcolati sulla base di una preliminare consulenza forensic. Partendo dalla verifica di 40 posizioni clienti, gli esperti contabili, aziendali e finanziari avevano individuato una lunga serie di criticità, come carenze informative, interferenze dei vertici nell'istruttoria o nella proposta degli affidamenti, mancata segnalazione degli sconfini alla centrale rischi, fidi concessi in assenza di garanzie, gestione irregolare degli ordini di compravendita delle azioni. Stando a indiscrezioni, nell'accusa di mala gestio rientrerebbero anche i famosi acquisti dell'aereo, dei quadri e di altri beni costosi, considerati penalmente non rilevanti ma comunque incauti ed eccessivi, tanto che verrebbe chiesto al giudice di tenere conto pure del loro valore (benché minimo rispetto alle altre cifre della presunta cattiva gestione) nella quantificazione del danno. Domanda delle domande: nella prospettazione dell'ultimo Cda prima e della gestione liquidatoria poi, cos'è che avrebbe determinato il disastro dell'ex Popolare? «Tante concause risponde il legale l'una affastellata all'altra. Non possiamo dire che ce n'è stata una che, da sola, ha causato il crollo del castello: sono state varie». Non a caso l'azione di responsabilità avviata a Venezia si affianca agli altri due fronti, penale (per truffa, aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza) e civile (per insolvenza), attualmente e rispettivamente incardinati alla Procura e al Tribunale di Treviso. «Si tratta di filoni indipendenti l'uno dall'altro osserva l'avvocato De Nicola anche se magari si concentrano sugli stessi fatti. Per esempio l'inchiesta penale si svolge su alcune delle medesime vicende, coinvolgendo però persone in parte diverse da quelle che interessano a noi. In definitiva si tratta di procedimenti paralleli, perché riguardano un substrato di fatti parzialmente comuni, ma che guardano a cose diverse».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino