Valle di libri e di storiche biblioteche

Valle di libri e di storiche biblioteche
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La valle dei libri: così potrebbe essere ribattezzata la Valbelluna, per le biblioteche che ci sono e quelle che ci sono state. In effetti uno dei tre centri che compongono il nuovo comune di Borgo Valbelluna, Trichiana (gli altri due sono Mel e Lentiai), è stato definito il paese del libro. C'è anche un concorso letterario, quest'anno giunto all'edizione numero 31. La biblioteca più clamorosa, dispersa verso la fine dell'Ottocento, era quella di villa Piloni, a Casteldardo, frazione di Trichiana. La villa era stata fatta costruire da Odorico Piloni, morto a 87 anni nel 1590. Questi aveva non solo radunato una notevole collezione libraria cosa in quei tempi niente affatto scontata ma aveva fatto ben di più: aveva fatto decorare i tagli, o anche i piatti delle copertine, di 172 volumi, in parte da Domenico Vecellio, cugino di Tiziano. Gli studiosi che li hanno studiati hanno individuato tre mani diverse. «I visitatori che passavano per Casteldardo rimanevano ingannati, immaginando di avere di fronte non una biblioteca, ma una raccolta di dipinti», spiega Monica Frapporti, assessore alla Cultura e vicesindaco di Borgo Valbelluna. «Il pittore lavorò con penna e acquerelli, rendendo i volumi altamente nobili e facendo del taglio una sorta di porta d'ingresso visiva all'opera, in un connubio artistico di colori e scrittura che rende fortemente identificato il singolo volume. La decorazione del taglio o del piatto ha infatti un ruolo di seduzione, ma serve anche a informare, a erogare dati su quel che bisogna sapere del volume», scrive Antonio Castronuovo, saggista e traduttore. Alcuni dei libri dipinti erano edizioni molto importanti, per esempio la prima edizione a stampa di Tolomeo, del 1475, o il Teocrito di Aldo Manuzio del 1496. L'ultimo a vederla era stato, nel 1874, un certo Andrea Tessier che descrive «una doviziosa raccolta di dipinti». Dopodiché un impoverito Francesco Piloni ha venduto la collezione e pure la villa.

DA LONDRA A PARIGI
L'aveva comprata un bibliofilo inglese, Thomas Brooke, che l'aveva portata a Londra e nel 1957 era passata in blocco a un libraio francese che aveva organizzato una mostra a Parigi e poi aveva venduto i singoli libri che oggi si trovano dispersi in svariati biblioteche del mondo: il nucleo più consistente, 13 libri, è stato acquistato nel 2019 dalla Beinecke Library di New Haven, nel Connecticut (Usa), altri libri sono a New York, Parigi, Londra. In Italia ci sono due libri dipinti alla Casanatese di Roma e quattro alla Biblioteca civica di Belluno, che possiede il più consistente nucleo d'Europa di libri provenienti dalla biblioteca Piloni. I 172 volumi dipinti da Domenico Vecellio e altri sono stati dispersi, ma esistono ancora e la maggior parte di loro si sa dove siano. Avrebbero avuto una sorte ben peggiore se fossero rimasti dove si trovavano: il bellunese nel novembre 1917 è stato occupato dalle truppe austroungariche che hanno saccheggiato il saccheggiabile, le ville nobiliari sono state sistematicamente svuotate, biblioteche comprese. E così sono scomparse alcune biblioteche importantissime, i 20 mila volumi di villa Alpago-Novello, a Trichiana, quella di villa Buzzati, a San Pellegrino di Belluno, la biblioteca di villa Pagani Cesa, a Belluno, mentre gli archivi e le biblioteche delle famiglie Miari e Fulcis sono stati semplicemente distrutti. Luigi Alpago-Novello, il medico che aveva raccolto messo insieme la biblioteca, nel dopoguerra si è dedicato a ricomporla, mentre la biblioteca di Augusto Buzzati Traverso, nonno dello scrittore Dino, è stata mandata a Vienna chiusa in 220 casse e non è mai tornata.
UNA SPARIZIONE DOLOROSA

Ne aveva scritto anche Ugo Ojetti, inviato del Corriere della sera, nel novembre 1918: «La grande biblioteca del professor Buzzati, incomparabile, specie per la storia locale, è scomparsa tutta, fino all'ultimo foglio». Dopo la guerra sono stati recuperati appena 3300 libri che la famiglia ha donato nel 1924 alla Biblioteca civica di Belluno. Peccato, perché era la più importante biblioteca sulla storia del bellunese: l'inventario, pubblicato nel 1890, occupa ben 940 pagine. Ma ora lasciamo il passato e veniamo ai nostri giorni. Spiega l'assessore Frapporti: «Nel 1972, proclamato Anno internazionale del Libro dall'Unesco, la famiglia Cortina, editori e librai originari di Trichiana, che possedeva librerie a Milano e in altre città nel nord Italia, decise di donare al comune di Trichiana 6 mila libri e di fondare una biblioteca comunale a libera e gratuita consultazione per onorare il loro congiunto Enrico Merlin, tragicamente scomparso. Due anni dopo, nel 1974 fu inaugurata la biblioteca, dedicata al giovane Enrico Merlin, e il comune di Trichiana fu proclamato Paese del Libro. Quella di Trichiana è stata la prima biblioteca civica della zona, i paesi attorno non ne avevano e dopo l'esempio virtuoso ne sono state costituite altre». L'idea di istituire un premio letterario era stata pure quella della famiglia Cortina, al momento della donazione dei libri, perché voleva che Trichiana diventasse un luogo di rilievo culturale noto in tutta Italia. Al momento però non se n'era fatto nulla; ci sarebbero voluti vent'anni per vedere concretizzarsi l'idea. Così nel 1991 nasce il Premio letterario nazionale Trichiana Paese del libro, che alterna un'edizione dedicata ai ragazzi delle scuole del Veneto a una dedicata agli adulti di tutto il territorio nazionale. «Negli ultimi anni il premio è stato affiancato da una manifestazione culturale ricca di appuntamenti e incontri letterari, che anche quest'anno stiamo organizzando», spiega Monica Frapporti. A Trichiana saranno attesi ospiti illustri e illustre di sicuro è il presidente della giuria, lo scrittore veneziano Tiziano Scarpa. Il concorso è riservato a racconti sul tema La svolta. «Negli ultimi tempi», è scritto nel bando del concorso, «abbiamo vissuto l'esperienza di una svolta collettiva, è stata un'esperienza passiva che non abbiamo deciso noi. Ci ha travolto come una valanga o un'alluvione. Un colpo di scena che ci ha coinvolti e ha stupito noi per primi. Ma nella vita ci sono anche svolte attive, quelle che possiamo decidere. Voltare pagina, cogliere un'occasione per lasciarsi alle spalle quello che siamo e non vogliamo più essere».
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino