La valle dei libri: così potrebbe essere ribattezzata la Valbelluna, per le biblioteche che ci sono e quelle che ci sono state. In effetti uno dei tre centri che compongono il...
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DA LONDRA A PARIGI
L'aveva comprata un bibliofilo inglese, Thomas Brooke, che l'aveva portata a Londra e nel 1957 era passata in blocco a un libraio francese che aveva organizzato una mostra a Parigi e poi aveva venduto i singoli libri che oggi si trovano dispersi in svariati biblioteche del mondo: il nucleo più consistente, 13 libri, è stato acquistato nel 2019 dalla Beinecke Library di New Haven, nel Connecticut (Usa), altri libri sono a New York, Parigi, Londra. In Italia ci sono due libri dipinti alla Casanatese di Roma e quattro alla Biblioteca civica di Belluno, che possiede il più consistente nucleo d'Europa di libri provenienti dalla biblioteca Piloni. I 172 volumi dipinti da Domenico Vecellio e altri sono stati dispersi, ma esistono ancora e la maggior parte di loro si sa dove siano. Avrebbero avuto una sorte ben peggiore se fossero rimasti dove si trovavano: il bellunese nel novembre 1917 è stato occupato dalle truppe austroungariche che hanno saccheggiato il saccheggiabile, le ville nobiliari sono state sistematicamente svuotate, biblioteche comprese. E così sono scomparse alcune biblioteche importantissime, i 20 mila volumi di villa Alpago-Novello, a Trichiana, quella di villa Buzzati, a San Pellegrino di Belluno, la biblioteca di villa Pagani Cesa, a Belluno, mentre gli archivi e le biblioteche delle famiglie Miari e Fulcis sono stati semplicemente distrutti. Luigi Alpago-Novello, il medico che aveva raccolto messo insieme la biblioteca, nel dopoguerra si è dedicato a ricomporla, mentre la biblioteca di Augusto Buzzati Traverso, nonno dello scrittore Dino, è stata mandata a Vienna chiusa in 220 casse e non è mai tornata.
UNA SPARIZIONE DOLOROSA
Ne aveva scritto anche Ugo Ojetti, inviato del Corriere della sera, nel novembre 1918: «La grande biblioteca del professor Buzzati, incomparabile, specie per la storia locale, è scomparsa tutta, fino all'ultimo foglio». Dopo la guerra sono stati recuperati appena 3300 libri che la famiglia ha donato nel 1924 alla Biblioteca civica di Belluno. Peccato, perché era la più importante biblioteca sulla storia del bellunese: l'inventario, pubblicato nel 1890, occupa ben 940 pagine. Ma ora lasciamo il passato e veniamo ai nostri giorni. Spiega l'assessore Frapporti: «Nel 1972, proclamato Anno internazionale del Libro dall'Unesco, la famiglia Cortina, editori e librai originari di Trichiana, che possedeva librerie a Milano e in altre città nel nord Italia, decise di donare al comune di Trichiana 6 mila libri e di fondare una biblioteca comunale a libera e gratuita consultazione per onorare il loro congiunto Enrico Merlin, tragicamente scomparso. Due anni dopo, nel 1974 fu inaugurata la biblioteca, dedicata al giovane Enrico Merlin, e il comune di Trichiana fu proclamato Paese del Libro. Quella di Trichiana è stata la prima biblioteca civica della zona, i paesi attorno non ne avevano e dopo l'esempio virtuoso ne sono state costituite altre». L'idea di istituire un premio letterario era stata pure quella della famiglia Cortina, al momento della donazione dei libri, perché voleva che Trichiana diventasse un luogo di rilievo culturale noto in tutta Italia. Al momento però non se n'era fatto nulla; ci sarebbero voluti vent'anni per vedere concretizzarsi l'idea. Così nel 1991 nasce il Premio letterario nazionale Trichiana Paese del libro, che alterna un'edizione dedicata ai ragazzi delle scuole del Veneto a una dedicata agli adulti di tutto il territorio nazionale. «Negli ultimi anni il premio è stato affiancato da una manifestazione culturale ricca di appuntamenti e incontri letterari, che anche quest'anno stiamo organizzando», spiega Monica Frapporti. A Trichiana saranno attesi ospiti illustri e illustre di sicuro è il presidente della giuria, lo scrittore veneziano Tiziano Scarpa. Il concorso è riservato a racconti sul tema La svolta. «Negli ultimi tempi», è scritto nel bando del concorso, «abbiamo vissuto l'esperienza di una svolta collettiva, è stata un'esperienza passiva che non abbiamo deciso noi. Ci ha travolto come una valanga o un'alluvione. Un colpo di scena che ci ha coinvolti e ha stupito noi per primi. Ma nella vita ci sono anche svolte attive, quelle che possiamo decidere. Voltare pagina, cogliere un'occasione per lasciarsi alle spalle quello che siamo e non vogliamo più essere».
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino