«Uso il Lego per lavorare» Le creazioni di Archiutti

«Uso il Lego per lavorare» Le creazioni di Archiutti
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LA STORIA
«Lo ricordo perfettamente: era il 1975 e mi regalarono la caserma dei pompieri gialla e nera». I genitori di Wilmer Archiutti non sapevano ancora dove si sarebbe arrivati. Perchè oggi quel bambino trevigiano che a due anni scoprì un mondo, è a capo di un'azienda, LAB (Literally addicted to briks) che del Lego ha fatto il proprio core business. «Io ormai creo solo di notte, soprattutto per misurarmi con me stesso». E lo fa sul maxi-divano di Lab, una bottega start up dove gli altri lo chiamano il Capitano. La favola di Wilmer e di un sogno che diventa concreto è una delle tante storie speciali che hanno per protagonisti i Lego, i mitici mattoncini colorati che ancora fanno sognare adulti e piccini. La storia dei mattoncini risale al 1932 quando Ole Kristiansen, mastro carpentiere danese, fondò l'impresa nel villaggio di Billund. «Certamente - avverte Archiutti - Ma io a differenza di altri ho fatto di questa passione un'impresa. Il nome Lego è la combinazione di due parole danesi :leg godt che significano giocare bene. Dal gioco d'infanzia è nata LAB che si occupa della costruzione di grandi scenari Lego®. Il Taj Mahal, l'Empire State building, la Tour Eiffel. Se non sono stati ancora replicati in scala Lego, succederà presto. Intanto in questi giorni in tre città italiane stiamo facendo sognare grandi e piccini a Padova, dove è esposta l'intera saga di Star Wars (spazio di via Davila, fino al 28 gennaio) a Milano (Palazzo dei Giureconsulti) e a Paese, alle porte di Treviso».

IL LEGO COME LAVORO
Insomma, il Lego come un lavoro. «Nata nel 2013 - continua Archiutti - LAB ad oggi è diventata una realtà lavorativa concreta: pur non avendo mansioni definite. Lo staff finisce per specializzarsi, nell'allestimento di ciascuna mostra.  C'è chi sovraintende le automazioni, chi cura gli interni degli edifici e chi dispone minifigure al fine di costruire un nesso logico che possa far intendere la storia agli osservatori. Perché i Lego sono praticamente indistruttibili e i mattoncini realizzati mezzo secolo fa sono tutti compatibili con i set più moderni, il che significa che vi sono infinite possibilità di costruire. Come si compone il vostro team? «Oltre ai progettisti, il team LAB è formato da diverse figure professionali. Serve pianificazione, organizzazione e capacità per poter rendere una passione un vero e proprio lavoro.
IL MAXI-DIVANO

La sede dell'azienda è una specie di casa, con cucina, maxi-schermo e maxi-divano dove di notte creiamo i pezzi» Una vita, quindi, condizionata dal Lego. «Sono attratto da tutte le cose lucide e colorate, dalla Formula Uno alle scarpe Louboutin. Ho sempre collezionato mattoncini, ogni giorno ne acquisto. E non voglio sapere quanti ne ho e quanto spendo. Riuscire ad esprimersi attraverso dei colorati mattoncini di plastica non è semplice però, ci vuole fantasia, creatività e continuo aggiornamento, perché seppur facente parte di un mondo ludico, questa realtà deve essere considerata alla pari di tutte le altre realtà aziendali: lo staff deve essere aggiornato ed istruito. E mia figlia Virginia, che oggi a 6 anni, sta crescendo con la stessa passione».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino