Una storia tutta di oggi con i costumi del 500

Una storia tutta di oggi con i costumi del 500
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La Storia offre inesauribile miniera di soggetti al cinema e mettere in scena il passato è lecito. A patto che i fatti non siano un pretesto: in questo caso è solo una storia in costume. Trasformare la tragica vita di Mary Stuart in una vicenda di donne (e di uomini che hanno brama solo di potere) è mettere in costume un problema dell'oggi. Josie Rourke, che frequenta più i teatri che i set del cinema, rischia grosso nel riprendere una trama che appassiona gli inglesi: con chi stare, con Maria o con Elisabetta, con i cattolici o con i protestanti? Tanto appassionante che più volte è stata portata sugli schermi con interpreti e registi di spessore: nel 1936 da John Ford con Katherine Hepburn, nel 1972 a interpretare la regina era Vanessa Redgrave che si opponeva a Glenda Jackson, e di recente era Samantha Morton a combattere contro Cate Blanchett. Si doveva trovare una chiave nuova di lettura degli eventi e la sceneggiatura è stata affidata a Beau Willimon autore di House of Card che di lotte ai vertici del potere ne è paradigma seriale.

Ma dalla lotta di potere si passa altrove: una lotta di gender, di uomini e donne (e omosessuali) più che di intrighi di palazzo. E Mary diventa una donna tollerante e anche incapace, perché donna (?), a districarsi nei giochi politici maschili. Siamo nel Cinquecento oppure nel Duemila, siamo in una società dove anche se regine restavano donne, oppure in una dove tutto ciò è inamissibile? Mentre dal vero impazzano le guerre di religione e di potere, qui assistiamo a scene coniugali, diverbi sentimentali, problemi di fratellanza, di gelosie tra regine, e di letto. Succede anche questo nella Storia, ma se prevalgono nella ricostruzione in un'atmosfera da rotocalco #metoo allora la scelta pesa. Tra gelidi panorami, cavalcate che fanno il Cinquecento, interni spogli, Mary la cattolica deve fare i conti con il politicamente corretto dell'oggi e il politicamente cinico dei tempi di Elisabetta. I begli occhi di Saoirse Ronan rischiano così di essere solo un cameo che è destinato a finire presto in un cassetto della memoria.

Giuseppe Ghigi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino