(F.Capp.) Il tatoo? Non è per sempre. Nel tempo, uno su due si pente e vuole tornare indietro. Operazione non facile. A Selvazzano c'è un polo sanitario specializzato proprio...
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«Lavoriamo con persone provenienti da tutta Italia, perchè disponiamo di un "Picolaser", un'apparecchiatura di ultimissima generazione di cui esistono solo due esemplari in Italia. I padovani sono meno del 20%, gli altri provengono dall'Emilia, la Lombardia, la Toscana, il Lazio, anche la Svizzera. Togliere un tatoo non è semplice - spiega il dottor Stefano Salmini Sturli, direttore sanitario della struttura, medico con master in chirurgia plastica estetica, dermatologia ed estetica dei tessuti orali e periorali, che da 31 anni cancella tatuaggi - perchè bisogna partire dalla diagnosi dell'inchiostro, lo studio della sua densità, l'analisi della presenza di metalli. Noi curiamo anche la disintossicazione: l'inchiostro è un corpo estraneo e bisogna fare in modo che venga espulso, in condizioni fisiologiche l'operazione il corpo la fa da solo, ma ci sono terapie di aiuto». Il laser polverizza l'inchiostro all'interno della pelle e lo mette a disposizione dell'organismo per essere drenato. Il numero di sedute laser necessarie dipende dalle dimensioni, dal colore e dalla profondità del pigmento colorato all'interno della pelle. In media oggi servono cinque sedute, anni fa erano dieci-dodici. Con il Picolaser si riesce in sole due sedute, e non lascia segni. «I pentiti sono di vario tipo: quelli "professionali", che devono svolgere un concorso pubblico, nelle forze armate per esempio, dove viene esplicitamente richiesta l'assenza di tatuaggi; poi ci sono i pentiti maturi che vogliono cancellare "errori di gioventù" e quelli che hanno problemi psicologici o disturbi della personalità. Da tenere ben presente: la rimozione - chiosa Sturli - non è un fatto meccanico ma sempre un atto medico». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino