«Una frenata che preoccupa così Padova fa un passo indietro»

«Una frenata che preoccupa così Padova fa un passo indietro»
(F.Capp.) «Come responsabile di un'azienda che deve garantire la massima assistenza e consentire nel contempo la didattica giorno per giorno, sono giustamente preoccupato». ...

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(F.Capp.) «Come responsabile di un'azienda che deve garantire la massima assistenza e consentire nel contempo la didattica giorno per giorno, sono giustamente preoccupato».

Il direttore generale dell'ospedale di Padova, Claudio Dario, manifesta così la sua posizione dopo la chiusura del tavolo di Palazzo Balbi, che ha bloccato la procedura per la realizzazione del nuovo ospedale, togliendo allo stesso Dario il ruolo di stazione appaltante dell'opera, che entro l'anno avrebbe dovuto essere dichiarata di pubblica utilità. Avrebbe, perchè invece si è deciso la revoca formale di tutti gli atti. Di tre anni fitti di firme in calce a protocolli d'intesa, si fa falò. «Resto comunque convinto - prosegue Dario - che ci voglia un nuovo ospedale, che consenta a una delle aziende sanitarie più importanti d'Italia di adeguarsi ai tempi, con un'organizzazione adatta alle nuove tecniche, in grado di garantire il futuro dei padovani e dei veneti».
Come "stazione appaltante", Dario aveva verificato che la stesura del capitolato avrebbe potuto avvenire tra la seconda metà del 2015 e la prima parte del 2016, la gara dopo l'estate 2016 e le procedure di valutazione nel 2017, con la possibilità quindi di andare all'avvio dei lavori. Ma ora l'aria è cambiata. «Sulla ristrutturazione mi pare che siamo tutti d'accordo, quindi la partita si gioca: nuovo su vecchio o nuovo su nuovo. Se andiamo a vedere i costi legati alla costruzione, come è emerso anche nella relazione presentata dal sindaco e dal gruppo di lavoro, i costi - ha spiegato Dario in sede di riunione - sono sostanzialmente uguali: la logica è la stessa e i materiali costruttivi sono i medesimi: 540,6 milioni contro 541 milioni. Cosa cambia? Cambiano i costi legati al sito, nel senso che i tempi di realizzazione impongono il mantenimento nel tempo di alcuni costi». Nuovo su vecchio: dai 16 ai 20 anni, con disagi causa cantieri, rumore e maggiore esposizione a infezioni per i pazienti, riduzione dei parcheggi interni, congestione viaria. Nuovo su nuovo: fattibile in 9 anni.

Che fare? Dario propone due riflessioni congiunte, invitando, comunque vada, a fare presto: «Uno, il problema non è dilazionabile o rinviabile sine die perché la responsabilità dell'assistenza ce l'ho io, inevitabilmente, con tutti i rischi connessi. Secondo, auspico che si arrivi a una definizione in tempi brevi di una strategia condivisa a livello dei soggetti sottoscrittori, perché effettivamente il problema c'è».
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Il Gazzettino