Un aprile nero tra striscioni e blitz

Un aprile nero tra striscioni e blitz
Gli episodi avvenuti a Torino sono solo la coda di una scia di violenze scaturita all'inizio di aprile. Venticinque giorni macchiati dalla rabbia e dalle aggressioni. ...

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Gli episodi avvenuti a Torino sono solo la coda di una scia di violenze scaturita all'inizio di aprile. Venticinque giorni macchiati dalla rabbia e dalle aggressioni.

Il 4 aprile, durante la sfida tra la Roma e il Napoli, alcuni tifosi hanno esposto al centro della curva Sud dell'Olimpico striscioni contro Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, tifoso ucciso in occasione della partita d'andata. «Che cosa triste... lucri sul funerale con libri e interviste!». Subito, il giudice sportivo ha costretto i giallorossi a giocare una partita con la curva chiusa. A Bergamo, l'11 aprile, gli ultrà dell'Atalanta hanno sospeso una seduta di allenamento per tenere letteralmente a rapporto la squadra. Una settimana appena, ed ecco due nuovi episodi. In crisi di risultati, il Cagliari allora guidato da Zdenek Zeman ha esasperato una fetta della tifoseria, che ha pensato di chiedere un confronto con i calciatori. E non solo a parole. Così, la sera del 17 aprile, una trentina di ultrà ha invaso la sede del ritiro della squadra ed è ricorsa a insulti, minacce e schiaffi per manifestare il proprio disappunto. La stessa notte, lo stadio Ossola di Varese è stato preso d'assalto da un gruppo di vandali che ha danneggiato il campo. Ultimo in serie B, il Varese ha scatenato la furia dei tifosi, che hanno liberato i propri istinti anche imbrattando i muri dello stadio: porte divelte, panchine distrutte a picconate, il prato estirpato. Infine, l'altro ieri, a Martina Franca un gruppo di tifosi del Lecce ha raggiunto i supporter rivali e ha lanciato pietre e bombe carta. Quattro feriti. È il calcio italiano, anno 2015.
B.S.

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Il Gazzettino