Ultramaratoneta investito da un'auto pirata

Ultramaratoneta investito da un'auto pirata
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L'INVESTIMENTO
PORDENONE «Sono vivo per miracolo. Solo grazie alla mia preparazione sportiva e alla mia capacità di reagire rapidamente ho evitato un impatto frontale con quell'auto pirata. Altrimenti non sarei qui a parlarne. Ho la faccia pestata, naso e mano fratturati, trauma cranico e botte in tutto il corpo». Max Calderan, esploratore desertico estremo, racconta la sua disavventura al telefono, mentre, seduto sul divano con figlio e moglie, sta guardando un film in tv, «cosa che non facevo da sette anni». Pordenonese, ma udinese di adozione, risiede a Dubai.Ieri ha postato sul suo profilo Facebook un primo piano del suo volto tumefatto dopo l'investimento, ricevendo in pochi minuti centinaia di in bocca al lupo, oltre a commenti poco gentili al pirata della strada.

L'INCIDENTE
È un fiume in piena Calderan quando racconta quello che gli è accaduto venerdì pomeriggio mentre si allenava nella zona del parco del Torre, a Udine. Abituato alle situazioni più estreme, non ha mai perso la calma e ricorda perfettamente alcuni particolari. «Erano circa le 15 quando sono uscito da parco. Ho visto un'auto arrivare dal senso opposto, sbandare e improvvisamente me la sono vista davanti; per un attimo ho anche incrociato lo sguardo del guidatore. Avrà trent'anni. Sono riuscito a spostarmi, mi ha preso con la fiancata e sono finito con la faccia a terra. Devo aver perso per qualche secondo i sensi, poi mi sono ritrovato con la bocca piena di sangue e un occhio chiuso». Calderan si è asciugato il volto con la maglietta, si è calato il berretto sul volto e si è incamminato, seppur dolorante, verso la macchina ma, una volta raggiunta, si è accorto che non aveva le chiavi. Così si è fatto altri due chilometri a piedi fino a casa. «Mi ha aperto mia moglie che quando mi ha visto si è messa a urlare, a piangere. L'ho tranquillizzata, le ho spiegato cosa mi era accaduto e mi sono fatto accompagnare al pronto soccorso dell'ospedale di Udine».
L'APPELLO
A visitarlo è stato un medico sportivo. «Mi ha detto che dovevo ringraziare Dio che sono uno sportivo di questo livello, altrimenti non sarei stato lì a raccontare cosa mi era successo». Al termine degli esami, delle visite e degli interventi su naso e mano Calderan viene dimesso con una prognosi di 40 giorni. «Non cerco vendetta, non voglio portare chi mi ha investito in tribunale. Voglio solo che ammetta la sua responsabilità, che venga da me per confrontarci e paghi il giusto - afferma Calderan -. Poteva almeno chiamare il 118 e non lasciarmi a terra coperto di sangue». L'auto pirata è una Ford scura e il volto dell'investitore è rimasto bene impresso nella memoria dell'esploratore estremo.

Susanna Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino