Turchia, Erdogan avverte gli Usa: la Nato è a rischio `

Turchia, Erdogan avverte gli Usa: la Nato è a rischio `
LA CRISIPronti a cambiare alleati. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non le manda a dire a Donald Trump, che ha annunciato il raddoppio dei dazi su acciaio e alluminio...

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LA CRISI
Pronti a cambiare alleati. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non le manda a dire a Donald Trump, che ha annunciato il raddoppio dei dazi su acciaio e alluminio turchi giustificandoli con i cattivi rapporti tra Usa e Turchia. Anzi. Erdogan sceglie addirittura di fare irruzione nel campo del suo avversario, con una lettera al New York Times, per spiegare le sue ragioni ed elencare tutte le doglianze della Turchia per il comportamento considerato ingrato del suo principale alleato nella Nato. Prima che sia troppo tardi - scrive il presidente turco - Washington deve rinunciare alla falsa idea che la nostra relazione possa essere asimmetrica, e fare i conti col fatto che la Turchia ha delle alternative. La responsabilità sarebbe della politica arrogante di The Donald. Il fallimento nell'invertire questa tendenza all'unilateralismo e mancanza di rispetto ci porterà a iniziare a cercare nuovi amici e alleati. Un avvertimento chiaro (Ricordi il nostro impegno nella Nato) ma anche un'affermazione d'orgoglio del leader di un Paese tutt'altro che marginale in Medio Oriente e nel Mediterraneo. E che con gli Stati Uniti ha molti conti aperti: dall'appoggio statunitense ai curdi sulla frontiera siriana, alla pressione per condividere le sanzioni all'Iran (proprio ieri il ministro degli esteri di Teheran, Zarif, ha bollato come vergognoso il giubilo di Trump per il disagio economico imposto alla Turchia suo alleato), dal braccio di ferro sull'estradizione di quel Fethullah Gulen accusato da Erdogan di essere il gran burattinaio del tentato golpe 2016, al caso di 20 americani tra cui il pastore Brunson idolo della destra cristiana americana, sotto processo in Turchia. Sullo sfondo il clamore per la telefonata pubblicizzata tra Erdogan e Putin l'altroieri, destinato a spargere sale sulla ferita aperta nell'Alleanza atlantica dalla decisione turca di acquistare i sistemi di difesa missilistica russi S-400. Erdogan ricorda le tante fasi storiche in cui la Turchia ha sostenuto gli americani, dalla guerra fredda alla crisi di Cuba, dal conflitto in Corea all'invio di truppe in Afghanistan. Puntuale il rimprovero a Trump per i 5mila camion e 2mila aerei consegnati ai curdi del Pyd/Ypg in Siria negli ultimi anni. Nel momento in cui il male continua a nascondersi nel mondo, le azioni unilaterali contro la Turchia da parte degli Usa nostri alleati da decenni serviranno solo a minare gli interessi e la sicurezza americani.

GLI OCCHI SUL GIAPPONE

Una presa di posizione potentemente mediatica, una sfida diretta del presidente turco a quello statunitense, che sottolinea la determinazione di Erdogan anche sul fronte economico. C'è attesa per l'apertura domani alle 2.30 della Borsa giapponese, e a seguire di tutte le altre, per capire se l'effetto della caduta della Lira turca e dell'annuncio di Trump di raddoppio dei dazi continuerà a scuotere i mercati (Milano la piazza peggiore in Europa venerdì con -2.5 per cento). Molti analisti sollecitano la Turchia a accettare aiuti del Fondo monetario internazionale, e la Banca centrale turca a operare la stretta monetaria alzando i tassi di interesse. Passi ai quali Erdogan difficilmente acconsentirà, se lo spirito della contrapposizione è quello affidato alle parole sul New York Times e se la linea è quella della fiducia nella forza propulsiva dell'economia turca in virtù dei suoi indicatori macro-economici, e della difesa a oltranza della divisa nazionale anche con appelli a cambiare in Lire le banconote straniere sotto il materasso.
M. Vent.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino