Una frode fiscale di 8 milioni di euro (con un sequestro di beni di pari valore), una ventina di società cooperative coinvolte e diciotto imputati, cinque dei quali accusati di...
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Secondo le indagini della Guardia di Finanza, la presunta frode coinvolgeva due consorzi (il Cirsi di Cento e il Lord di Mazara del Vallo, a Trapani) che acquisivano gli appalti nei quali poi lavoravano con l'obiettivo di non pagare le imposte le coop gestite da un folto gruppo di prestanome, alcuni stranieri e in parte irreperibili. Le imprese avevano sede, oltre che a Cento anche in altre zone d'Italia, tra cui la Sicilia. L'indagine era partita dopo segnalazioni di persone che spiegavano di non aver mai lavorato per alcune delle società finite nell'inchiesta. Alcune società non avevano una sede legale o operativa ma solo una cassetta delle lettere e in un caso la presunta sede non era servita da energia elettrica.
L'avvocato Pasquale Longobucco, che difende diversi imputati, smentisce il castello accusatorio: «Esistevano le sedi legali e le imprese erano operative, quella che l'accusa (il pm è Nicola Proto, ndr) considera una relazione pericolosa tra società e consorzi (secondo gli inquirenti i consorzi fungevano da schermo con il fisco liberando le imprese associate dall'obbligo di versare le imposte sul fatturato, ndr) è invece la normalità nel mondo degli appalti ed è regolare».
Le società al centro del processo sono specializzate nel settore dei servizi (facchinaggio, logistica e pulizie). Cinque imputati, fra i quali un rodigino, devono rispondere di associazione a delinquere. Prossima udienza il 22 maggio.
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Il Gazzettino