Tornano a brillare al Bailo due opere del futurista Funi

Tornano a brillare al Bailo due opere del futurista Funi
IL RESTAUROTREVISO Il museo Bailo potrà vantare tra le sue collezioni due nuove opere che, dopo un lungo e delicatissimo lavoro di restauro, sono recentemente tornate al loro...

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IL RESTAURO
TREVISO Il museo Bailo potrà vantare tra le sue collezioni due nuove opere che, dopo un lungo e delicatissimo lavoro di restauro, sono recentemente tornate al loro originario splendore. Si tratta di due raffigurazioni allegoriche realizzate dal ferrarese Achille Funi, uno tra i più noti artisti del movimento futurista italiano del Novecento. Il Pitagora e il Guerriero, dopo anni all'interno degli uffici comunali, sono stati sottoposti a un'opera di recupero portata a termine nelle scorse settimane e sono ora in attesa di essere esposti al Bailo con l'esposizione permanente che presto troverà posto nella nuova ala in attesa di inaugurazione.

I SOGGETTI
I due dipinti sono opera del Funi, eclettico architetto, scenografo, scultore nonché esponente di spicco della corrente futurista, teorico del recupero dell'affresco e della pittura su muro. Le due opere risalgono agli anni Trenta del secolo scorso e negli anni Cinquanta approdarono nella Marca grazie ai celebri collezionisti Maria Calzavara e Natale Mazzolà che li ricevettero dall'artista. Lo testimonia la dedica autografa del pittore a Mazzolà datata 1956, anno della cessione. Negli anni Settanta la coppia li cedette poi ai Musei civici. Ciascuna tavola riporta una figura allegorica con i tratti del viso del pittore Achille Funi che, tanto nel Pitagora quanto nel Guerriero, inserì il suo ritratto. Realizzati su carta, negli anni trascorsi all'interno del municipio i due quadri hanno patito un progressivo deterioramento dovuto agli agenti ambientali. In particolare sono stati attaccati da alcuni parassiti e i supporti su cui erano fissati hanno patito una forte acidificazione.
IL RECUPERO
Grazie alla campagna di conservazione del patrimonio artistico dei Musei Civici e alla sponsorizzazione dell'associazione Treviso Ricerca Arte nell'ambito del progetto Re.Use e di una apposita raccolta fondi, è stato possibile avviare il restauro. Ogni fase è stata vagliata dalla Soprintendenza, a partire dalle numerose analisi preliminari eseguite sulle opere per determinarne con assoluta esattezza la composizione e lo stato di conservazione, in modo da rispettare massimamente il loro essere originario da riportare il luce. I lavori sono stati affidati alla restauratrice padovana Miriam Rampazzo, specializzata in interventi su opere su carta, e dal Laboratorio degli angeli di Bologna.

Serena De Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino