Il racconto - a 40 anni dal suo omicidio - della vita e degli scritti di un giornalista libero, capace di capire meglio di tutti il fenomeno del terrorismo: oggi alle 23.30 su...
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Il Dossier ricostruisce l'intera carriera di Tobagi, dai primi articoli su «La Zanzara», il giornale del Liceo Parini di Milano, al praticantato tra L'Avanti e Avvenire, dal passaggio al Corriere d'Informazione fino alla consacrazione come firma del Corriere, di cui per molti sarebbe probabilmente diventato direttore. Ripercorre fatti e atmosfere degli anni di piombo, attraverso i ricordi di chi Tobagi lo ha conosciuto bene (Massimo Fini, Antonio Ferrari, Vittorio Feltri, Claudio Martelli), ripropone le testimonianze di protagonisti dell'epoca (da Montanelli a Pansa, da Vittorio Zucconi a Franco Di Bella).
Ne emerge la figura di un intellettuale, un socialista riformista e un cattolico, che ha subito rigettato la vulgata delle «sedicenti Brigate rosse» e che non ha mai fatto distinzioni tra terrorismo di destra o di sinistra. Subendo così un clima di grande ostilità che secondo alcuni ha contribuito non poco al suo assassinio. Firma di peso e sindacalista di vaglia, una sorta di unicum, entra nel cdr del Corriere e si attira l'odio di tanti. «Era piuttosto complicato non essere comunisti al Corriere della Sera», ricorda Feltri, all'epoca socialista come Tobagi. Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, lo ricorda come «un giornalista libero, capace di interpretare, di capire e di dare ai lettori quello che lui aveva capito. Insegnava tantissimo agli altri. Era sicuramente un giovane giornalista che sarebbe potuto arrivare dappertutto, anche alla direzione del Corriere».
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Il Gazzettino