Su Nello Chendi arriva anche la bacchettata del Pd regionale

Su Nello Chendi arriva anche la bacchettata del Pd regionale
POLEMICA IN COMUNEROVIGO La crisi di fine estate scatenata dall'attacco di Nello Chendi al sindaco Edoardo Gaffeo vede intervenire anche il segretario regionale del Pd Alessandro...

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POLEMICA IN COMUNE
ROVIGO La crisi di fine estate scatenata dall'attacco di Nello Chendi al sindaco Edoardo Gaffeo vede intervenire anche il segretario regionale del Pd Alessandro Bisato che si dice «sorpreso» dalle parole del presidente dell'assemblea provinciale dei dem e consigliere di maggioranza, che in una nota ha scritto: «Se il sindaco vuole essere l'uomo solo al comando, alla Salvini, evidentemente come Pd abbiamo sbagliato candidato». «Ognuno bacchetta Bisato - assolva al meglio i compiti che gli sono assegnati senza scavalcare i confini istituzionali e garantendo reciprocamente l'autonomia prevista dalla legge e auspicata dal buon senso. In primavera abbiamo ripreso a governare la città capoluogo dopo diversi anni: abbiamo una grandissima responsabilità».

IL CASO SEGRETARIO
A provocare l'ira di Chendi, come da lui spiegato, la scelta di Alessandro Ballarin come nuovo segretario comunale. Anche su questo arriva una stoccata di Bisato: «I ruoli fiduciari, come quello di segretario generale, sono a discrezione del sindaco e, come previsto dall'articolo 108 del Tuel, prevedono solo una delibera della Giunta. Qualsiasi ingerenza la trovo fuori luogo». Stesso appunto arriva dalla Lista Gaffeo, attraverso la capogruppo Elena Biasin, avvocato: «Il Dlg 267/2000 prevede che il sindaco nomini il segretario comunale scegliendolo tra gli iscritti all'Albo nazionale. Il carattere fiduciario di tale nomina è confermato dal fatto che la durata dell'incarico corrisponde a quella del sindaco che l'ha proposta. Per questo le esternazioni del consigliere Chendi non hanno alcun senso. Va aggiunto che il sindaco partecipa alle riunioni dei consiglieri di maggioranza per discutere gli argomenti da trattare nei consigli comunali e si confronta, naturalmente, con i capigruppo e i coordinatori delle tre liste sulle scelte strategiche: ad oggi non risulta che Chendi abbia richiesto al sindaco incontri o confronti su argomenti di competenza consiliare alle quali Gaffeo si sia sottratto».
ARTICOLO UNO
A fare quadrato attorno al sindaco, anche Articolo Uno: «Confermiamo scrivono in una nota - il nostro appoggio e la nostra condivisione circa l'azione intrapresa da sindaco e Giunta, avendone condiviso il progetto e il programma e non sentendoci trascurati. Non faremo mancare il nostro contributo, anche critico se fosse necessario, ma lo faremo nelle sedi opportune, rivolgendoci all'opinione pubblica con una funzione di stimolo reciproco».
L'OPPOSIZIONE

Se la ride, invece, Michele Aretusini, capogruppo della Lega, che getta sale nelle ferite altrui: «Pd? Per me è il Pdp, il Partito della poltrona. Dopo 100 giorni caratterizzati dal nulla, i democratici' lasciano attonita la città e i loro elettori, scegliendo come priorità quella di cominciare a scannarsi tra loro per le cariche e le poltrone. Del resto, si sapeva: hanno provato a presentarsi come civici, ma facce e nomi sono sempre quelli, da divanisti e poltronisti professionisti. Che delusione». Poi chiosa sul paragone fra il sindaco e il leader leghista: «Come Salvini? Magari! Salvini è un leader, che ha portato un partito vicino al 40%. Gaffeo mi pare stia invece contribuendo a distruggere un partito già alle corde da anni, senza più motivo di esistere. Gaffeo mi ricorda piuttosto un Monti, un professore che magari sa molto, ma fa molto poco, cercando di fare passare l'incapacità di decidere per saggezza e avvedutezza». Ad Aretusini replica il capogruppo del Pd Graziano Azzalin: «Aretusini parla per esperienza vissuta, visto che il suo partito, travolto dal valzer delle careghe della Giunta Bergamin, della quale continua a dimostrarsi l'unico sostenitore nonostante lo zero in tre anni, eccetto le tre fontanelle rotte, si è dilaniato e ha affossato il proprio sindaco. Aretusini continui ad idolatrare Bergamin e Salvini, tutto provocazioni, offese, chiacchiere e distintivi non suoi, caduto per smania di potere e poltrone: pensi ai disastri che il suo partito ha fatto a Rovigo e all'Italia».
Francesco Campi
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Il Gazzettino