Stupro in disco: 6 anni a Roncato

Stupro in disco: 6 anni a Roncato
CASTELFRANCOSei anni di carcere: è la pena che il giudice ha inflitto al 23enne pierre Filippo Roncato, sposando le argomentazioni della Procura, per la quale il giovane,...

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CASTELFRANCO
Sei anni di carcere: è la pena che il giudice ha inflitto al 23enne pierre Filippo Roncato, sposando le argomentazioni della Procura, per la quale il giovane, nell'agosto del 2015, avrebbe stuprato una 15enne, durante una festa alla Baita al lago di Castelfranco. «Posso giurarlo, non c'è stata alcuna violenza sessuale», ha sempre ripetuto il 23enne da quando era stato accusato di stupro dalla 15enne (all'epoca dei fatti). I giudici hanno creduto a lei e alle testimonianze delle sue amiche: così Roncato, rampollo di una nota famiglia di imprenditori del settore del mobile di Loreggia, ieri è stato condannato a 6 anni di reclusione per violenza sessuale su minore. Un anno per violenza privata è stato inflitto a Giulio Peschetola, l'amico che mentre Roncato abusava della ragazzina avrebbe trattenuto un'amica della vittima impedendole di soccorrerla. Peschetola, difeso dall'avvocato Umberto Pauro, è stato assolto dall'accusa di sequestro di persona.

LA SENTENZA
È finito così il processo di primo grado che ha visto alla sbarra il giovane accusato dell'orrore andato in scena la sera del 21 agosto del 2015. Un incubo descritto dalla giovanissima quando presentò denuncia e confermato senza cadere mai in contraddizione durante l'incidente probatorio. «Mi ha portato in una zona isolata della discoteca - ha raccontato la giovane - e lì ha iniziato a baciarmi e palpeggiarmi, poi mi ha costretto a spogliarmi e mi ha imposto un rapporto sessuale completo». Il racconto era stato confermato anche dall'amica, la ragazza che aveva tentato di correre in suo aiuto e che Peschetola avrebbe trattenuto lungo la scalinata che permette di accedere al giardino esterno, poco lontano da dove si stava consumando la violenza sessuale. «Non è stata violenza, è stato un rapporto sessuale tra consenzienti», è stata la tesi del 23enne, difeso dagli avvocati Fabio Pavone e Manuela Turcato. A confermarlo una foto, scattata dopo il presunto orario dell'abuso. Si tratta di selfie ripreso da una persona che lavorava alla Baita al Lago e che ritrarrebbe nello sfondo Roncato con la 15enne all'interno della discoteca, abbracciati e intenti a scambiarsi delle effusioni. «Una foto che non si giustifica se davvero ci fosse stata la violenza di cui è accusato il nostro assistito», aveva argomentato in udienza la difesa del 23enne, che a testimoniare a processo aveva portato anche uno psicologo. Esaminate le prove per i giudici lo stupro della ragazza, che si è costituita parte civile con l'avvocato Cristina Bissacco, è avvenuto come sostenuto dall'accusa, che aveva chiesto 7 anni per Roncato e 2 per Peschetola. Alla parte civile sono stati liquidate alcune decine di miglia di euro di provvisionale, con danni da liquidarsi in sede civile.
IL RICORSO

«Attendiamo le motivazioni della sentenza - ha spiegato ieri l'avvocato Pavone - poi certamente presenteremo appello per dimostrare che Filippo Roncato è innocente». Quando la vicenda divenne di dominio pubblico sul profilo Facebook del pr erano apparsi decine e decine di post di solidarietà di amici e conoscenti, convinti che Roncato non avesse potuto essere uno stupratore. Alcuni avevano insultato la 15enne arrivando persino ad augurarle di essere violentata davvero.
Denis Barea
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Il Gazzettino