Sparò al ladro entrato in casa, condannato a 4 anni e 11 mesi

Sparò al ladro entrato in casa, condannato a 4 anni e 11 mesi
LA SENTENZAPADOVA Non un sospiro, una lacrima, un momento di sconforto. Il macellaio di Legnaro Walter Onichini, ieri mattina in aula, ha fissato negli occhi i tre giudici del...

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LA SENTENZA
PADOVA Non un sospiro, una lacrima, un momento di sconforto. Il macellaio di Legnaro Walter Onichini, ieri mattina in aula, ha fissato negli occhi i tre giudici del Tribunale del collegiale mentre lo condannavano a quattro anni e 11 mesi per tentato omicidio. Il pubblico ministero Emma Ferrero aveva chiesto per lui cinque anni di carcere.

IN AULA
I tre giudici del Tribunale collegiale, Stefanutti, Lazzarin e Alcaro, dopo un'ora di camera di consiglio sono usciti e intorno alle 10.20 hanno letto la sentenza. Il trentasettenne Onichini era in piede sul primo banco alla destra, a fianco il suo avvocato Ernesto De Toni, e dietro un centinaio di persone tra parenti, amici, uomini della Digos e carabinieri. La condanna è stata pesantissima: quattro anni e undici mesi di reclusione per tentato omicidio. I giudici hanno sposato in pieno l'impianto accusatorio: il macellaio di Legnaro ha sparato al ladro entrato in casa sua con il chiaro intento di uccidere. È andata bene a Onichini invece sul fronte dei risarcimenti. L'avvocato di parte civile aveva chiesto per il suo assistito Elson Ndreca, il bandito albanese, un risarcimento danni di 324 mila euro. I giudici del Collegiale hanno condannato il macellaio a versare subito una provvisionale di 24.500 euro, oltre al pagamento delle spese processuali. Altri soldi per il risarcimento danni dovranno essere decisi in separata sede con un accordo tra la difesa e la parte civile.
LA DIFESA
Walter Onichini, sentito in aula dal pubblico ministero, aveva dichiarato: «Ho sparato due colpi, ma volevo solo impaurire. Non ho sparato con una pistola o con un fucile a cartucce, ma con pallini». Ma questa sua versione dei fatti non ha convinto i giudici. Come non ha convinto il Tribunale collegiale l'arringa dell'avvocato De Toni, che ha fatto ruotare la sua difesa attorno allo stato di choc dell'imputato e del buio totale di quella notte del 22 luglio del 2013. «Lo dicono i carabinieri che Onichini era sotto choc e di questo i giudici devono tenerne conto». Il legale è invece riuscito a portare dalla sua parte i giudici, per quanto riguarda il risarcimento danni. Aveva detto: «Sono stati chiesti 324 mila euro per un uomo che vive di furti e rapine, e che a oggi è latitante. Ogni mese riesce a portare casa tremila euro come guadagno di attività illecita».
IL FATTO

Il commerciante la notte del 22 luglio del 2013 ha sorpreso l'albanese Elson Ndreca nel giardino di casa e ha sparato due colpi con il suo fucile a pompa. Ndreca è stato accusato del furto di 4 mila euro, delle chiavi della macelleria e del tentato furto dell'Audi di Onichini. L'albanese è stato condannato a tre anni e otto mesi. Quella notte Onichini ha messo nel portabagagli della sua auto il ladro ferito e poi lo ha abbandonato in mezzo alle campagne. Mentre la moglie del macellaio, prima dell'arrivo dei carabinieri nella sua abitazione a Legnaro, ha lavato a terra il sangue del ladro ferito. Azioni che hanno portato prima il pubblico ministero e poi i giudici, a pensare che il fine ultimo del macellaio fosse quello di uccidere. Onichini, in aula, ha cercato di giustificare quanto compiuto quella notte così: «Ho chiesto al ladro se era ferito e se voleva che lo portassi in ospedale. Sentivo che si lamentava, rantolava. Non avevo capito come si era fatto male, era molto buio non si vedeva nulla». E ancora «Il bagagliaio della mia auto era aperto, così l'ho alzato da terra, lui si è dato una spinta con le gambe, e l'ho fatto sdraiare nel portabagagli. Poi mi ha detto che aveva un cacciavite e mi ha urlato di fermarmi. E così ho fatto. Lui con le sue gambe è uscito dal portabagagli e se ne è andato». Ma i giudici non gli hanno creduto.
Marco Aldighieri
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Il Gazzettino