Sotto accusa le delibere che non hanno arginato il fenomeno

Sotto accusa le delibere che non hanno arginato il fenomeno
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I COMMENTI
VENEZIA Bar e ristoranti, come i take away, continuano ad aprire. E le famose delibere che hanno bloccato le aperture di queste attività, che fine hanno fatto? Dovevano essere un argine al dilagare del food a Venezia, ma l'impressione è che non abbiano ancora fatto sentire il loro effetto.

Una questione sollevata dalla stessa Confartigianato, che a suo tempo si era scagliata in particolare contro il blocco dei take away, considerato un pannicello caldo, a cui era seguito lo stop ai pubblici esercizi. «Le delibere non hanno avuto effetto - accusa il segretario Gianni De Checchi -. L'impressione è che, nonostante questo piccolo sforzo del Comune, la città stia andando verso un declino commerciale assoluto, si vendono sempre le stesse cose, di un qualità sempre inferiore. Bisognava avere più coraggio. Fermare i flussi turisti, con un tetto massimo di ingressi. Ma se il sindaco Brugnaro dice di voler più turisti, allora non se ne esce». Enrico Vettore, responsabile categorie dell'associazione, sottolinea anche la «fragilità di questa imprenditorialità monotematica. Non è vero che tutti i bar fanno soldi a palate. Ci sono ragazzi che vanno allo sbaraglio, magari investono i soldi dei genitori e dopo sei mesi chiudono. Purtroppo sembra che a Venezia non si possa fare altro. E le apertura di nuovi esercizi sono sotto gli occhi di tutti, nonostante i blocchi. Probabilmente si tratta di richieste che erano arrivate prima della delibera, così ci viene spiegato. Resta il fatto che la città continua ad andare solo in quella direzione, il piano inclinato non è stato raddrizzato».
Diversa la lettura di Paolo Pellegrini, il consigliere comunale della Lista Brugnaro che guida la commissione commercio, particolarmente attento a queste tematiche. «Le delibere hanno fermato il fenomeno, questo è un fatto - rivendica -. Le ultime aperture, come Farini, avevano presentato richiesta prima dell'ultimo blocco di un anno fa. Ci sono altri casi un po' strani che sto verificando, ma sono pochissimi. Quel che posso dire è che fino a quando ci saremo noi a Ca' Farsetti la moratoria dei pubblici esercizi resterà, nell'interesse di Venezia».

Ciò detto, anche Pellegrini ammette un problema di trasformazione commerciale, ma che va inserita in un fenomeno mondiale: «É il mondo che cambia. Verso l'alto con le griffe, in basso con da grande distribuzione - argomenta -. Quel che bisogna chiedersi è come applicare questa evoluzione a Venezia. Ebbene, secondo me, le bancarelle devono sparire per trasferirsi nei negozi. Nelle grandi città, con cui deve raffrontarsi Venezia, questo tipo di commercio ambulante non c'è più. Anche qui deve finire per andare ad occupare quei negozi troppo piccoli per la grande distribuzione. Come ottenere questo? Ci vuole del tempo, ma una strada può essere quella di aumentare i canoni di concessione. Oggi una bancarella arriva a pagare un canone di mille euro l'anno. Se lo decuplichiamo, diventerà più conveniente andare in un negozio. Se Brugnaro vincerà le prossime amministrative, questa è una battaglia in cui intendo impegnarmi».
R. Br.
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Il Gazzettino