SOCIALE ROVIGO La gestione del commissario straordinario dell'Iras Rodolfo Fasiol,

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SOCIALE
ROVIGO La gestione del commissario straordinario dell'Iras Rodolfo Fasiol, dopo un anno, volge al termine. Più che sulle nomine, però, il tema del dibattito è l'operazione di risanamento che coinvolge Comune, Regione e Ater. Finanziariamente, infatti, l'Iras, commissariato dal 2016, è da tempo in difficoltà. La differenza fra ricavi e spese di gestione è positiva di oltre 500mila euro l'anno, ma a pesare sulle casse è il pesante indebitamento: quest'anno verrà pagato circa un milione e mezzo di rate di mutui, compresi i 228mila euro alla Regione per la restituzione di un fondo di rotazione. Il precedente commissario, Tiziana Stella, ha lanciato la proposta di acquisto a costo zero da parte dell'Iras dell'immobile di Casa serena, novemila metri quadri con 260 posti per autosufficienti, che è di proprietà del Comune, anche se dal 2003 è stato affidato in concessione per 99 anni proprio all'Iras, che in cambio si è accollata l'onere di pagare le manutenzioni. L'idea, ribadita anche dal nuovo commissario Fasiol, che dal 2002 al 2011 è stato direttore generale dell'Ater, nell'incontro di giovedì con il sindaco Edoardo Gaffeo, è di chiudere con 83 anni d'anticipo il contratto di concessione e vedersi donata Casa serena, senza spese, se non in cambio di quanto già tirato fuori in questi anni per le manutenzioni. L'Iras, poi, farebbe cassa cedendola all'Ater, che utilizzerebbe parte dello stabile per realizzare alloggi per anziani autosufficienti.

IL DUBBIO
Può il Comune regalare un immobile che poi l'Iras venderebbe all'Ater per 2 milioni? Questo è solo uno dei dubbi che aleggiano sulla complessa partita di giro, sulla quale il sindaco, che come docente universitario di economia non è certo un profano, ha preso tempo per studiarne gli aspetti, economici e giuridici, e valutare il piano industriale. «I lavoratori stiano tranquilli», ha rimarcato, precisando che non ci sono scadenze impellenti. La Cgil, per bocca del segretario della Fp Davide Benazzo, pur spiegando di ritenere «prevedibile che la nuova amministrazione volesse comprendere le scelte del passato in merito all'Ipab più grande del Polesine, prendere a scatola chiusa andava bene per la pubblicità, non per il rilancio e il futuro dell'Iras», non gradisce la frase che, nota, «somiglia troppo allo stai sereno e sappiamo poi come è andata: non ci chieda di stare tranquilli, siamo preoccupati e vorremmo la massima condivisione con i lavoratori, parte attiva nella strategia di risanamento: da sei anni non prendono un euro di produttività, malgrado l'ente debba loro oltre 600mila euro, perché amano il loro posto di lavoro».

Cristiano Pavarin, a nome della Uil, punta il dito sul passato: «Evidentemente la convenzione, che risale al 2003, ha gravato pesantemente sulle casse dell'Iras». Anche lui, sollecitando tempi rapidi per una soluzione, esprime «preoccupazione per le sorti dell'ente, ma soprattutto per i lavoratori che si sono sempre prodigati per garantire la continuità dei servizi con professionalità e passione, e si sono sobbarcati i costi, attraverso il taglio della produttività». Per il futuro, un'ulteriore idea: «La giunta regionale sta ultimando il percorso che porterà alla riforma delle Ipab: l'Iras potrà trasformarsi in una Azienda pubblica dei servizi alla persona e di conseguenza, avere la facoltà di gestire servizi direttamente per conto dei Comuni, del Distretto sanitario e della Ulss».
Francesco Campi
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Il Gazzettino