Slitta la delega fiscale Tesoro a caccia di risorse per tagliare Irpef e Irap

Slitta la delega fiscale Tesoro a caccia di risorse per tagliare Irpef e Irap
LO SCENARIOROMA In un certo senso, è un classico. Quando all'orizzonte si profila una qualche riduzione della pressione fiscale (e non succede spessissimo) il governo si trova a...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LO SCENARIO
ROMA In un certo senso, è un classico. Quando all'orizzonte si profila una qualche riduzione della pressione fiscale (e non succede spessissimo) il governo si trova a dover decidere come distribuire il beneficio tra due macro-categorie di contribuenti: le famiglie, nel senso di coloro che pagano l'Irpef sui propri guadagni personali, e le imprese. Così in vista della legge di Bilancio che vedrà la luce entro la metà di ottobre l'esecutivo è ora impegnato a cercare una soluzione che possa dare un segnale ai cittadini, ma risponda anche alle richieste del mondo produttivo che rischia altrimenti di rimanere a bocca asciutta. L'aiuto potrebbe venire dai maggiori margini di bilancio che si rendono disponibili grazie ad una crescita dell'economia migliore delle previsioni: margini quantificati in 8-10 miliardi. Il ministero dell'Economia resta però scettico sull'opportunità di attuare una riforma che faccia affidamento sul disavanzo, visto che le riduzioni fiscali devono essere permanenti e durare nel tempo al di là delle prospettive rosee immediate. Il ministro Daniele Franco ha richiamato tutti alla prudenza anche ieri, ricordando che se per 2021 e 2022 è attesa una crescita rispettivamente del 6 e del 4 per cento, questi valori seguono una caduta di circa il 9 nel 2020. Per cui il problema è «crescere stabilmente più di quanto siamo cresciuti in passato». Lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, pur fondamentale «non è una bacchetta magica» e comunque non dovrebbe rallentare gli altri investimenti già previsti.

DUE TEMPI

Si tratterà comunque di un intervento in due tempi. La riforma vera e propria è infatti quella che va attuata tramite legge delega. Il testo deve ancora essere approvato dal governo e a questo punto il via libera potrebbe slittare a dopo il voto amministrativo: successivamente dovrà transitare dal Parlamento e una volta ottenuto il sì di Camera e Senato la palla passerà di nuovo al governo, il quale con i decreti delegati dovrà dare attuazione concreta e operativa ai principi, anche molto generali, contenuti nella delega. Difficilmente le nuove regole entreranno in vigore prima del 2023. Proprio da questa tempistica nasce la scelta di anticipare qualche intervento nella legge di Bilancio. La base di partenza sono i tre miliardi scarsi disponibili nel fondo per la riforma, dopo il prelievo destinato a finanziare il nuovo assegno universale per i figli. Cosa fare con questi soldi? Il riassetto si ispirerà al documento approvato dalle commissioni Finanze e di Camera e Senato e in quel testo le due indicazioni più forti e condivise erano due: intervenire sullo scaglione di reddito che va da 28 mila a 55 mila euro, sul quale è attualmente applicata un'aliquota Irpef del 38 per cento e avviare la cancellazione dell'Irap. Sul primo fronte l'idea è ridurre di un punto il prelievo, portandolo quindi al 37%. Sull'Irap invece l'abrogazione potrebbe partire da professionisti e piccole imprese, mentre per le società soggette all'Ires il tributo resterebbe sotto forma di addizionale. Le due misure hanno un costo analogo, pari a circa 3 miliardi: con la sola dotazione del fondo sarebbe difficile metterle in cantiere entrambe, a meno appunto di attingere al disavanzo. E la volontà politica di attuare una prima riduzione dell'Irpef è forte. Per le imprese però c'è un'altra opzione in campo, ovvero la fiscalizzazione del Cuaf, il contributo pagato per gli assegni al nucleo familiare che finiscono nelle buste paga dei dipendenti. Un prelievo che non ha più molto senso con il nuovo modello dell'assegno universale: toglierlo di mezzo costerebbe due miliardi o qualcosa di meno. Sullo sfondo resta il nodo della riforma del catasto, fortemente avversata da una parte della maggioranza per il timore di inasprimenti della tassazione immobiliare. Al momento l'orientamento è inserire nella delega - al massimo - un'indicazione molto generica che contenga la garanzia dell'invarianza di gettito complessivo.
Luca Cifoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino