Sistema di emergenza senza dottori Il nodo Sores e l'attacco alla Regione

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L'INCONTRO TRIESTE Sindacati, medici e professioni infermieristiche....

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L'INCONTRO

TRIESTE Sindacati, medici e professioni infermieristiche. Ore di incontri ieri tra l'assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccarsi e gli addetti ai lavori, ma con un veto: non si parla di Sores. L'avviso apparso qualche giorno fa in cui un'agenzia di lavoro interinale era a caccia di infermieri per la centrale unica è stato rimosso, probabilmente dopo la scia di polemiche suscitate da un mezzo di reperimento risorse non apprezzato dagli addetti ai lavori. Ma il nodo resta anche se parlando di riforma ieri si è preferito glissare. «Non ci è stato permesso di parlare della Sores ha spiegato il presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Pordenone, Luciano Clarizia . Ma rimane un grosso problema. Sconcerto e preoccupazione sono stati espressi anche dal presidente nazionale del 118 Mario Balzanelli proprio per la grave situazione che si è creata in Friuli nell'organizzazione del Sistema di emergenza. «Mancano completamente i medici della Centrale operativa - spiega Balzanelli - ben 30 infermieri su 38 hanno chiesto la mobilità e contemporaneamente il direttore del Sistema, Vittorio Antonaglia ha chiesto di andare in pensione. Questa fuga è il risultato di una gestione regionale completamente irrazionale e del tutto irrispettosa degli standard della Società italiana dei sistemi di emergenza-urgenza», denuncia il presidente del 118. Che aggiunge: «La Centrale operativa (che viene peraltro impropriamente definita agli atti regionali Sala operativa, come se invece di essere il centro di responsabilità e di comando-controllo-coordinamento di tutto il Sistema di emergenza sanitaria territoriale, fosse un mero call center) è priva di organici e deve utilizzare il personale medico e infermieristico proveniente dai dipartimenti di emergenza ospedalieri, come una testa disarticolata dal corpo che non controlla e non gestisce in autonomia nulla». Balzanelli, esprimendo solidarietà agli Ordini delle professioni infermieristiche, «per la situazione evidentemente anomala», chiede alla Regione «un drastico ripensamento sul modello strategico del Sistema 118 regionale attualmente in funzione». Almeno parlando di riforma, gli ordini hanno promosso il testo che sta per approdare in aula, soprattutto nella parte dedicata all'assistenza territoriale. Un testo promosso invece con riserva dai sindacati, che ritengono ci sia bisogno «di approfondimenti, perché le linee di principio della riforma restano condivisibili, ma anche tutte le nostre perplessità su quale sarà la loro concreta attuazione affermano dalla Cgil Fvg per voce di Rossana Giacaz, responsabile sanità e welfare della segreteria regionale -. Come per la precedente riforma, anche per questa il grande nodo è legato alle risorse: difficile dare gambe a un piano senza investimenti, specie in una realtà segnata da pesanti carenze di organico e sulla quale incombe il rischio di una maggiore apertura al privato, alla quale ribadiamo il nostro no, perché la sanità è e deve restare pubblica. I veri conti, quindi, si faranno in sede di finanziaria. Così come sono rinviati al prossimo futuro conclude Giacaz altri nodi non direttamente affrontati dalla riforma, come la piaga delle liste di attesa e il ruolo dei medici di base».

Li.Za.
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Il Gazzettino