ROMA - Sembra un tiro alla fune, dove nessuno per ora vuole metterci troppa forza. Forse per evitare di spezzarla quella fune, o forse perché per il momento nessuno vuole ancora...
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Schermaglie, forse, per vedere fino a che punto l'uno sia disposto a concedere qualcosa all'altro. L'idea del Cavaliere sarebbe quella di federare l'area dei moderati anche per provare a far uscire le riforme dalla palude dell'ostruzionismo. Insomma, agli ex Pdl dice: decidiamo la confezione e poi la riempiamo con i contenuti (ad esempio meno tasse e burocrazia), intanto portiamo a casa la cancellazione del bicameralismo perfetto. Un'apertura alla quale Alfano non vuole e, sicuramente per ora non può, che rispondere con una chiusura, lasciando intendere che al governo, per i prossimi 1000 giorni, ci starà con i piedi ben piantanti dentro.
Per il futuro, uno spiraglio rimane: quello di modifiche all'Italicum, in versione preferenze. Sul punto l'ex premier avrebbe già avviato un ragionamento, stando a sentire le parole del consigliere politico Giovanni Toti: quando la legge elettorale tornerà in discussione «ci siederemo attorno a un tavolo al Senato e analizzeremo le proposte di modifica con spirito costruttivo».
Emendamenti al "patto del Nazareno" - che Toti assicura esistere in forma scritta («è un semplice foglio, con alcune tappe schematiche del processo di riforma, l'ho visto») pur scevro da «clausole segrete» - come contropartita per la riunione dei cugini fuoriusciti dal Pdl. Al riguardo, all'orizzonte potrebbe esserci un nuovo incontro tra il Cavaliere e Matteo Renzi. Tra le riflessioni portate avanti, dentro Forza Italia, c'è l'intenzione di voler comunque andare avanti con il progetto. Toti rilancia anche sulle primarie, perché è «evidente che Berlusconi non possa essere il candidato premier alle prossime elezioni, a causa della sentenza sul processo Mediaset». Non una questione politica, dunque, ma la legge Severino tiene Berlusconi lontano da una nuova rentrée. Toti ammette come il quadro potrebbe cambiare con un ribaltamento da parte della Corte dei diritti Ue della sentenza su Berlusconi. Altrimenti, è netto: primarie di coalizione.
Dopo le dichiarazioni di guerra annunciate da Ncd, con i filoberluscones rientrati nei ranghi (De Girolamo e Lupi in testa), Alfano adesso pensa più alla costituente dei popolari, un ampliamento che gli darebbe più forza per incidere di più al governo (da fisco a lavoro), con peso specifico di rilievo specie al Senato (dove diventerebbe, con 45 senatori, il secondo gruppo). Ed è per questo che mette in congelatore la «piattaforma politica comune» lanciata, al momento nel vuoto, dal Cavaliere. Dal fronte azzurro non credono però al gran rifiuto: che viene letto più come un atteggiamento «tattico». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino