Si è spento Cempella, l'unico manager ad aver portato in utile i bilanci Alitalia

Si è spento Cempella, l'unico manager ad aver portato in utile i bilanci Alitalia
IL RITRATTOROMA Chissà come sarebbe oggi l'Alitalia immaginata nel 1999 da Domenico Cempella che sposandola con Klm prometteva un colosso da 40 milioni di passeggeri e una flotta...

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IL RITRATTO
ROMA Chissà come sarebbe oggi l'Alitalia immaginata nel 1999 da Domenico Cempella che sposandola con Klm prometteva un colosso da 40 milioni di passeggeri e una flotta di 300 aerei. Senza contare l'americana Northwest, che aveva già con gli olandesi una società mista. È certo però che nel giorno della scomparsa di Mimmo Cempella - così lo chiamavano - che ne guidò le sorti dal 1996 al 2001, Alitalia è ben lontana da quel disegno. Dopo quattro mesi di trattativa la compagnia è ancora in attesa del verdetto dell'Antitrust Ue sulla newco Ita, che dovrebbe arrivare a breve, insieme alla condanna per aiuti di Stato alla vecchia Az. Tra nuovi paletti di Bruxelles, tattiche dilatorie e richieste di chiarimenti, Ita (ridimensionata con una cinquantina di aerei e senza più lo storico marchio) rischia di non partire in tempo per sfruttare la ripresa del mercato nella stagione estiva.

Cempella, scomparso ieri a 83 anni, fu l'uomo che portò la compagnia all'ultimo vero utile d'esercizio della sua storia con la distribuzione di un congruo dividendo anche se quello a inizio 2000 è il frutto della plusvalenza sulle azioni Klm. Poi il rosso profondo. Quarant'anni di lavoro per Alitalia: da caposcalo a Rimini, Atene e Roma, a direttore del traffico, a responsabile operazioni di terra, a capo di Aeroporti di Roma (controllata Alitalia). Quando nel marzo del 96 viene affidato a Cempella il timone, la compagnia attraversa un momento difficile. Dal 1987 al 1995 la società perde soldi: il valore di Borsa a 600 miliardi di lire, il patrimonio netto non oltre i 150 miliardi e debiti a 3.000 miliardi di lire. E sta a Cempella, un manager che ha cominciato ancora minorenne dal front line dell'aeroporto di Fiumicino, a tracciare la rotta con un nuovo piano industriale, supportato da un aumento di capitale e dai lavoratori che lo avevano già apprezzato. Si vantava di aver portato in Alitalia «gente competente» e «personale che crede nel progetto», premiato con azioni in cambio del taglio dei costi di lavoro, cruciale per una compagnia «più snella e competitiva». Così arrivarono i corteggiatori: Air France, Klm e Swissair. Ma il partner «migliore possibile» da sposare per Cempella, quello complementare, interessato a drenare «il grande mercato italiano», ma forte di «una grande flotta» e di un ricco traffico internazionale e di lungo raggio, è Klm. Il piano, ricordò, «prevedeva la nascita dell'hub di Malpensa, un nuovo aeroporto inserito in uno dei bacini di traffico più ricchi in Ue che con gli investimenti di Alitalia-Klm avrebbe sottratto quote a Parigi, Francoforte, Monaco, Londra». Ma alla vigilia della nuova Malpensa, raccontò, «il governo italiano scelse di bloccare tutto». E gli olandesi, il 28 aprile del 2000 annunciarono il divorzio da Alitalia pagando una penale da 250 milioni di euro. Cempella rassegnò le dimissioni il 2 febbraio 2001, alla vigilia dell'attacco dell'11 settembre. Alitalia ricorda «una parte importante della sua storia» con le parole che accompagnarono il suo congedo: «Nessuno dimentichi che il nostro Paese non può fare a meno di un moderno sistema del trasporto aereo e che, a questo fine, le risorse e le potenzialità dell'Alitalia sono preziose ed indispensabili. Oggi più che mai. A condizione che essa sia davvero libera di volare. Io posso dire di averci creduto fino in fondo. E di crederci ancora».
Roberta Amoruso
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Il Gazzettino