(M.Zi.) Il tatuaggio non come semplice vezzo estetico, ma come autentico "diario di vita" scritto sulla propria pelle. Nicolai Lilin - scrittore nato in Transinistria, in Moldova,...
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«Oggi il tatuaggio - spiega - ha preso una deriva completamente commerciale, è diventato pura estetica. Manca il significato del tatuarsi, non esiste un approccio filosofico». Lilin, che ogni tanto si dedica ancora per gli amici al tatuaggio di tradizione siberiana («è tra le più antiche del mondo, sono state scoperte delle mummie tatuate»), fa notare come nella scelta dei soggetti le persone spesso cadano in colossali errori. «Si scelgono dei simboli sacri, giapponesi o maori, senza domandarsi il loro significato. Questo porta a situazioni davvero imbarazzati: ho visto molti uomini, anche volti noti, con la tartaruga maori. In realtà è un simbolo di fertilità femminile, un tatuaggio che facevano le donne che volevano rimanere incinta. È solo un esempio di come la galassia del consumismo abbia travolto la tradizione del tatuaggio».
Lilin ha portato la sua idea di tatuaggio anche in provincia di Padova. «Per due anni ho avuto un laboratorio a Solesino - racconta - Non uno studio, un progetto artistico. Abbiamo lavorato secondo un programma e al termine ho formato due tatuatori del luogo». Per lo scrittore è fondamentale cercare di riscoprire le origini del tatuaggio. «Oggi è più rivoluzionario non farsi tatuare - conclude - Il corpo è sacro, unico. Dobbiamo rispettarlo. Il tatuaggio è un atto importante, un segno indelebile. Il tatuatore è una sorta di confessore che traduce in un disegno sulla pelle un'esperienza unica della vita del tatuato. Dobbiamo ritrovare questo senso del tatuaggio, tradizione che nasce prima del cristianesimo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino