Qualche anno fa il regista e sceneggiatore cileno Sebastian Lelio ebbe un momento di grande notorietà con il film Gloriaa. Adesso ecco di nuovo Lelio impegnato a descrivere i...
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Il primo dramma che accade nel film a Marina, al di là della propria identità personale, è che il suo compagno Orlando, di vent'anni più vecchio, muore per un malore nella notte, dopo aver festeggiato il compleanno di lei. Da quel momento la vita di Marina viene stravolta: il figlio e la ex moglie di Orlando praticamente la buttano fuori di casa e le proibiscono di assistere ai funerali, mentre la gente con cui entra in contatto (poliziotti e medici) si rivelano ostili; soltanto il fratello di Orlando, Gabo, ha un minimo di generosità nei suoi confronti, ma la sua pacatezza è anche indice di remissione nei confronti della famiglia e quindi può fare assai poco.
SENSIBILITA' SINCERA
Prodotto da Pablo Larraín, il film ha una sensibilità sincera nell'accompagnare il calvario di questa persona, all'interno di una società che fatica ad accettare qualsiasi diversità: succede ancora a ogni latitudine, ma sicuramente in Cile è sempre più complicato vivere rispetto a Parigi. Fondamentale è l'apporto attoriale di Daniela Vega, che si carica con bravura il peso di una credibilità significativa. Dove semmai il film ha qualche intoppo è in una visione un po' manichea degli accadimenti, dove i personaggi sgradevoli sono privi di qualsiasi sfumatura, spesso perfino caricaturali: la scena del breve rapimento è grezza ed esagerata, la visita medica forzatamente antipatica; meglio la soluzione simbolica, come quando Marina deve affrontare il vento in strada che non le permette quasi di camminare, anche se l'idea non è particolarmente originale. In concorso all'ultima Berlinale, è in definitiva un film sempre utile, ma che si schiera dalla parte dei più deboli in un modo semplicistico. (adg)
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Il Gazzettino