Se il monaco buddista è soltanto un fanatico

Se il monaco buddista è soltanto un fanatico
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«Proteggere la razza buddista birmana: è con queste parole ripetute a migliaia di fedeli che Wirathu, monaco venerabile, fomenta l'odio contro i Rohingya, la minoranza povera di fede musulmana. E dalle parole ai fatti: stupri, violenze, incendi di villaggi che hanno costretto un milione di persone ad abbandonare la Birmania. Terzo capitolo della trilogia dedicata a personaggi del Male (Idi Amin Dada, L'avvocato del terrore) firmata da Barbet Schroeder, di fede buddista, che documenta attraverso filmati casalinghi, interviste e materiale d'archivio lo strano caso del poco venerabile W. Il primo ad essere sconcertato è lo stesso regista: com'è possibile che una fede che predica la non violenza e la pace arrivi a tanto? Senza giudicare, quasi attonitamente, viene messa in luce la strategia del monaco: false notizie sui Rohingya, dvd costruiti ad arte, slogan razzisti che alimentano l'odio belluino nei confronti di una minoranza molto povera. W., sembra dire il film, è solo il coagulante di una violenza che invece di essere sopita viene sollecitata e persino aiutata dal Potere. E con W., in filigrana, l'orizzonte si sposta molto più a Ovest.

Giuseppe Ghigi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino