«Se crollavano le torri era la fine quei pompieri sono straordinari»

«Se crollavano le torri era la fine quei pompieri sono straordinari»
PARIGI«Notre dame è casa mia» dice Olivier de Chalus. Ne conosce ogni angolo, anzi: conosceva. Da dieci anni è responsabile delle guide che accompagnano turisti e fedeli nella...

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PARIGI
«Notre dame è casa mia» dice Olivier de Chalus. Ne conosce ogni angolo, anzi: conosceva. Da dieci anni è responsabile delle guide che accompagnano turisti e fedeli nella cattedrale di Parigi. Notre Dame la racconta e la studia: sta terminando un dottorato sul secolare cantiere medievale della costruzione. «Come farò a finirla, la tesi, adesso?» dice quasi tra sé e sé.

Dove era lunedì pomeriggio?
«Seduto a un caffè, davanti al sagrato. Un appuntamento di lavoro per parlare della cattedrale, appunto. Ho alzato gli occhi al cielo e ho visto una linea di fumo nero. Io conosco ogni angolo dell'edificio, ho capito subito dove stava bruciando: stava bruciano la nostra charpente, le capriate di legno del Trecento. Per noi - e quando dico noi, intendo la famiglia di Notre Dame, noi che ci viviamo quasi, che la raccontiamo ogni giorno - è la cosa più bella che esista. Era la nostra meraviglia, il nostro gioiello».
Cosa è successo in quegli istanti?
«Mi sono avvicinato ai portali, nell'aria cominciavano a cadere pezzi di legno bruciato, cenere. Poi ho visto le fiamme venire verso di noi, ovvero verso il campanile nord. Ho pensato: se attaccano le torri, con le campane, è finita, sono venti tonnellate di bronzo, se cede la struttura che le sostiene, precipiteranno sull'organo, brucerà tutto, verrà giù tutto. I pompieri sono stati straordinari. So che ci sono polemiche, ma vi posso assicurare che hanno svolto un lavoro incredibile. Sono rimasto fino alle tre di notte».
Si è fatta un'idea delle cause?
«È stato un incidente, su questo non ho dubbi».
Un problema nel cantiere di restauro della guglia?
«Conosco tutti quelli che ci lavorano, conosco l'architetto direttore dei lavori, Philippe Villenueve: è innamorato della cattedrale, ha passato quattro anni sul progetto, è rigoroso, competente. L'inchiesta farà il suo lavoro, ma per quanto mi riguarda è stato un incidente, una fatalità».
Il restauro era necessario?
«Certo. La cattedrale cade a pezzi. Due mesi fa era caduta una pietra nella navata. Molte balaustre di pietra erano state sostituite con traverse di legno. La cattedrale era in uno stato disastroso»
È potuto entrare?
«Si, ieri mattina. È stata durissima, è uno spettacolo terribile, ci sono ammassi di pietre alti tre metri, una colonna è molto danneggiata, specchi d'acqua. E poi la luce: c'è una luce che non c'è mai stata dentro, mi ha spezzato il cuore più del tetto scoperto. È come il volto livido di una persona cara in punto di morte».
Notre Dame rinascerà?
«Spero che la ricostruzione sarà affidata a gente competente e non a nomi noti o celebrità. Adesso la priorità è mettere in sicurezza l'edificio, ieri hanno smontato il frontone del campanile nord. Penso che ci vorranno anni prima che possano cominciare i lavori».

Francesca Pierantozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino