PORDENONE - (c.a.) La verità di Giosuè Ruotolo sarà messa a confronto con le testimonianze dei suoi ex coinquilini e commilitoni. Sarà uno dei passaggi più intensi del...
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Romano ha anche ammesso che quando i fidanzati lasciarono l'appartamento di via Colombo per trasferirsi in via Chioggia, Trifone gli comunicò il numero di cellulare di Teresa per girarlo alla proprietaria dell'appartamento. «Pensammo - disse ancora Romano - che si poteva chiamare Teresa per dirle tutto quello che Trifone le aveva fatto». Romano si riferiva alle storie con altre ragazze prima che il rapporto tra le vittime si consolidasse. Un'idea che non si concretizzò mai. Così dicono Renna e Romano.
Quell'idea è diventata uno spunto per Ruotolo o sono davvero coinvolti tutti e tre nel perverso progetto di Anonimo Anonimo? La Corte su questo punto vuole chiarezza. I coinquilini, in qualità di testimoni, sono tenuti a dire la verità, altrimenti rischiano una denuncia per falsa testimonianza. Ruotolo, in qualità di imputato, può anche mentire senza avere conseguenze. Se dal confronto in aula i giudici si convincessero che Ruotolo ha detto una bugia, il quadro indiziario andrebbe ad appesantirsi, perchè dietro Anonimo anonimo c'è il movente del delitto. È sempre Romano, al processo, a riferire della discussione tra Ragone e Ruotolo: «Trifone gli disse non la passi liscia. E Giosuè rispose vediamo come va a finire, vado dall'avvocato e poi vediamo chi si fa male». Che i due fossero arrivati alle mani l'avrebbe confermato lo stesso Ragone a Sergio Romano, con un WhatsApp in cui diceva di aver fatto «a mazzate», che nel suo dialetto pugliese significa aver fatto a botte.
Il 10 luglio è atteso il confronto. Sarà una delle ultime udienze prima della chiusura dell'istruttoria dibattimentale, poi a ottobre comincia la discussione. Le parti avranno quasi tre mesi per prepararsi a requisitoria e arringa.
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Il Gazzettino