«Sciopero della fame per il lavoro»

«Sciopero della fame per il lavoro»
SCUOLAROVIGO È pronto a non toccare cibo per sei giorni pur di difendere il suo posto di lavoro. Stefano Siviero, 42 anni, maestro delle scuole elementari di Rovigo, annuncia la...

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SCUOLA
ROVIGO È pronto a non toccare cibo per sei giorni pur di difendere il suo posto di lavoro. Stefano Siviero, 42 anni, maestro delle scuole elementari di Rovigo, annuncia la sofferta decisione di aderire, dal 28 aprile al 3 maggio, con colleghi di tutta Italia, allo sciopero della fame con tanto di presidio permanente davanti alla sede centrale del ministero dell'Istruzione.

LA PROTESTA
È in questo modo che il Coordinamento diplomati magistrale abilitati, a distanza di quattro mesi dalla sentenza contraria del Consiglio di Stato e a un mese delle elezioni, intende portare avanti la battaglia per il riconoscimento dei diritti, in seguito alla decisione del Consiglio di Stato di escludere i diplomati magistrali dalle Fraduatorie a esaurimento (Gae) attraverso le quali è possibili ottenere l'assunzione a tempo indeterminato. Sono 48mila in Italia, quattromila in Veneto e più di 400 in Polesine le maestre e i maestri che rischiano di ritrovarsi a casa dopo buona parte della vita professionale trascorsa tra i banchi di scuola. Nonostante le manifestazioni e le proteste sostenute in questi mesi anche dai circa 400 maestri polesani a rischio, dal Governo non è arrivata alcuna risposta positiva.
LA SCELTA
«Ho deciso di aderire allo sciopero della fame insieme a molti colleghi italiani - spiega Siviero - per far capire al Governo che ormai non c'è più tempo per tergiversare, serve un intervento immediato per bloccare i licenziamenti previsti dalla sentenza del Consiglio di Stato. Licenziamenti ed esclusioni dalle graduatorie che porteranno davvero alla fame diverse famiglie. Dopo una vita da precario, diplomato nel 1995 e insegno dal 2005, ero finalmente entrato di ruolo, con tanto di esame finale. Dopo circa un anno è arrivata la sentenza che ci esclude dall'insegnamento e dalle graduatorie. Io, come tanti miei colleghi, con un figlio di 3 anni a carico, mi ritroverò a breve disoccupato e dovrò trovarmi un altro lavoro».
«HO UNA FAMIGLIA»
Il maestro 42enne ha deciso di non toccare cibo per quasi una settimana per aderire alla protesta indetta dal Coordinamento nazionale. «Berrò solo acqua - annuncia Siviero - documenterò quotidianamente il mio peso e il mio stato di salute attraverso Facebook. Continuerò a svolgere la mia professione di maestro, mentre il 2 maggio raggiungerò il presidio di Roma. Cercherò di non mollare, evitando completamente di mangiare. Essendo anche padre di un bambino piccolo, mi auguro di non mettere a rischio la mia salute. Ma il rischio di perdere il posto di lavoro e di non poter garantire un futuro a mio figlio, mi dà forza di prendere parte a questa protesta. Questo è il primo caso di legge retroattiva che ci ha ridotti a essere degli esodati della scuola».

La vicenda è intricata: da un lato ci sono 48mila persone che finiscono a casa, dall'altra 23mila laureati e molti vincitori di concorso che aspirano a quei posti che resterebbero liberi. E il settore è in in sofferenza: non ci sono maestri, soprattutto al Nord.
Roberta Merlin
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino