Scandalo diesel, gli Usa indagano su altri 5 marchi

Scandalo diesel, gli Usa indagano su altri 5 marchi
La notizia era nell'aria, ma ora diventa certa. Secondo il Financial Times, che di solito ha fonti molto attendibili, l'Agenzia per l'Ambiente di Washington sta indagando su...

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La notizia era nell'aria, ma ora diventa certa. Secondo il Financial Times, che di solito ha fonti molto attendibili, l'Agenzia per l'Ambiente di Washington sta indagando su vetture di altri 5 costruttori per verificare se nel cuore dei loro motori ci sono “programmi” fuorilegge, tipo quelli della Volkswagen. È stata proprio l'Epa due settimane fa ad accusare Wolfsburg di aver truccato il software della centralina per eludere i test sulle emissioni, costringendo il board del gruppo tedesco ad ammettere l'inganno.

Che ci fossero dei sospetti su brand rivali, e le autorità Usa volessero vederci chiaro, lo aveva anticipato Gina McCharthy appena esploso il putiferio. La numero uno dell'Agenzia Usa per combattere l'inquinamento è una bostoniana di 61 anni che tiene molto alla salute dei cittadini e che è stata nominata dal presidente Obama (fra le proteste dei Repubblicani) l'11 aprile di due anni fa per sostituire l'altra signora Lisa Jackson. Il FT fa i nomi, i marchi sotto verifica sono tre premium europei di notevole prestigio (BMW, Mercedes e Land Rover) e due “generalisti” di grande visibilità negli States (General Motors e Fiat Chrysler).
Per evitare di fare ulteriori polveroni e aumentare la confusione, vanno chiariti due aspetti. Il primo è che queste sono solo delle indagini e non c'è ancora alcun indizio di colpevolezza. Il secondo è che le verifiche vengono effettuate per scoprire se le vetture montano dispositivi illegali e non per prendere atto che i consumi e le emissioni su strada sono diversi da quelli del ciclo omologativo poiché questo è ormai assodato. I test per verificare se le norme di legge sono rispettate vengono effettuati su 28 modelli a gasolio, fra questi la BMW X3, il Colorado di Chevrolet, la Jeep Grand Cherokee, la Range Rover e la Mercedes E 250 BlueTec. L'Epa, a quanto pare, non chiede i veicoli ai costruttori e non li preleva nemmeno nuovi dagli showroom dei grandi dealer americani, li prende direttamente agli automobilisti che ci circolano su strada o li affitta dalle società di noleggio. Nel primo caso, può sembrare divertente ma è così, ai proprietari per la disponibilità viene offerto un lavaggio o un cambio d'olio...
Da quando sono partite le indagini, e i costruttori interessati certamente sono stati avvisati dall'Epa, ci sono state dichiarazioni ufficiali dei brand interessati. «Neghiamo con fermezza di aver mai fatto manipolazioni ai nostri veicoli», ha chiarito Daimler. Klaus Froehlich, il capo dello sviluppo tecnologico di BMW, ha invece spiegato: «Il nostro gruppo si attiene sempre alle leggi». Da Auburn Hills Fca ha dichiarato: «Noi non usiamo “defeat devices”». Giovedì prossimo alle 10 Michael Horn, il numero uno di VW Group America, dovrà testimoniare davanti alla sezione d'inchiesta della Commissione Energia e Commercio della Camera degli Stati Uniti.

In Italia, l'Antitrust ha annunciato di aver aperto un procedimento nei confronti di Volkswagen per accertare se c'è stata concorrenza sleale. La associazioni dei consumatori hanno applaudito, ma subito chiesto di estendere l'indagine anche ai concorrenti. Il ministro Delrio ha mostrato ottimismo: «I dati sono arrivati, richiameranno le vetture coinvolte, stiamo andando nella direzione giusta». La commissione Ambiente e Industria ha invitato martedì in Senato l'ad di Volkswagen Group Italia Massimo Nordio per illustrare la situazione. In Germania ha parlato di nuovo Weidmann, presidente della Bundesbank: «Le conseguenze sono imprevedibili, è fondamentale riparare rapidamente allo scandalo affinché il Made in Germany non subisca grossi danni».
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Il Gazzettino