Sartor controcorrente: «Farò esplodere razzi e fontane»

Sartor controcorrente: «Farò esplodere razzi e fontane»
CONTRARIO CORNUDA «Sono favorevole ai botti a capodanno e contrario a qualsiasi ordinanza. Cerchiamo di non cadere nell'ipocrisia». Non solo non ha emesso un'ordinanza anti...

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CONTRARIO
CORNUDA «Sono favorevole ai botti a capodanno e contrario a qualsiasi ordinanza. Cerchiamo di non cadere nell'ipocrisia». Non solo non ha emesso un'ordinanza anti botti, ma, alla tenera età di 43 anni, ha già preparato la scorta in vista di Capodanno. Di rinunciare a una tradizione che attende con gioia fin da bambino Claudio Sartor, sindaco di Cornuda, non vuol proprio saperne. E, del tutto controcorrente rispetto agli altri amministratori, promuove l'uso di petardi, fuochi e fontane.

DETERMINATO
«Alla fine -dice- vietando tali manifestazioni di festa cadiamo nell'ipocrisia e diventiamo vittime di una psicosi animalista». Sulla base di un presunto pericolo. «Ricordo -prosegue- che, quando ero piccolo, facevamo a gara, fra grandi e piccoli, su chi aveva più petardi. In ogni casa c'era un cane e, nonostante facessimo scoppiare il nostro bottino a mezzanotte e le doppiette di alcuni in contemporanea sparassero in aria, nessun cane è mai morto. Non so proprio da dove si prendano certi dati sulla moria di animali».
CONVINTO
E il primo cittadino prosegue: «Quanto belli sono i fuochi d'artificio in estate? -dice- sono il momento che si attende con più trepidazione. A Nogarè, la sagra era molto più bella quando si concludeva con quel momento. A Bassano lo scoppio dei fuochi è l'attimo che viene atteso per ore. Nonostante ciò, ci si fa condizionare da quello che è il sentimento di poche persone». Quindi Sartor confida che lui stesso attende la notte più lunga dell'anno per una festa scoppiettante: «A Capodanno parteciperò a una cena fra adulti. E tutti noi abbiamo fontane e razzi. Dirò di più: io sono favorevole anche ai fumogeni e alle torce negli stadi». Poi l'appello finale. «Cerchiamo di non rinunciare alle nostre tradizioni. Fra un po' ci diranno che non possiamo fare neppure i panevin. Io, però, alle tradizioni tengo».
L.Bon
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Il Gazzettino