Rubava i pazienti all'ospedale, patteggia

Rubava i pazienti all'ospedale, patteggia
LA SENTENZAPADOVA Il professore Gian Antonio Favero, in Corte d'Appello a Venezia, ha patteggiato un anno con la sospensione della pena e dovrà versare nelle casse dell'Azienda...

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LA SENTENZA
PADOVA Il professore Gian Antonio Favero, in Corte d'Appello a Venezia, ha patteggiato un anno con la sospensione della pena e dovrà versare nelle casse dell'Azienda ospedaliera una provvigionale di 100 mila euro. La seconda sezione della Corte D'Appello, presieduta da Carlo Citterio, stava giudicando il noto dentista per avere indirizzato i pazienti dell'ospedale nelle cliniche di famiglia. Ma con le nuove normative in materia il professore, ha chiesto e ottenuto di patteggiare. Ora la vicenda penale si è conclusa per sempre, potrebbe aprirsi invece un nuovo fronte sulla questione del risarcimento danni all'Azienda ospedaliera difesa dall'avvocato Luciana Puppin. Ma è necessario fare un passo indietro, al mese di febbraio, per capire come mai il dentista si è trovato di nuovo alla sbarra in Corte d'Appello. La Cassazione infatti aveva annullato il verdetto che aveva spinto proprio la Corte d'Appello di Venezia ad assolvere perché il fatto non sussiste, il docente di implantologia all'Università di Padova ed ex direttore della Clinica odontoiatrica dell'Azienda ospedaliera, con ambulatori privati a Oderzo e Conegliano. E così condannato in primo grado a due anni e due mesi di reclusione, Favero ha affrontato un altro processo e ha patteggiato un anno. Per la Suprema Corte i giudici di merito sono «incorsi in chiaro errore di diritto, devalutando aspetti della vicenda di assoluta rilevanza o indagando gli stessi in modo parziale e insoddisfacente». La Cassazione li elenca uno per uno. A partire dalle posizioni di incompatibilità in cui versava il professor Favero, sanitario dipendente di struttura pubblica «per attività presso i laboratori privati riconducibili alla sua famiglia, che la Corte territoriale esclude, così obliterando gli esiti degli accertamenti condotti dai Nas nel marzo del 2013 su composizione e partecipazione alla compagine sociale e ai poteri di gestione quanto alla Clinica Favero Good Smile e alle successive vicende che segnano la vita delle società riconducibili al Gruppo Favero a cui pure la prima appartiene». Evidente poi l'indirizzo dei pazienti verso le cliniche di famiglia, reato per cui ha patteggiato. «La definizione della condotta assunta dal sanitario nei confronti dei pazienti all'esito del primo contatto avuto con loro nella struttura pubblica di appartenenza, la Clinica Universitaria di Padova, per successiva introduzione degli stessi presso gli studi privati di appartenenza». Per la Cassazione poi le condotte di Favero integrano il reato di abuso d'ufficio per «violazione del dovere di astensione».

Marco Aldighieri
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Il Gazzettino