Romano Prodi La giornata di oggi in Turchia non potrebbe esserei più importante: si vota sia per eleggere il Parlamento che il...
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La giornata di oggi in Turchia non potrebbe esserei più importante: si vota sia per eleggere il Parlamento che il Presidente della Repubblica. Si vota cioè sul futuro del paese e, quindi, in particolare sul destino dell'uomo forte: il Presidente Recep Tayyip Erdogan. Nel 2002 quando Erdogan arrivò al potere fu salutato da tutta la comunità internazionale come l'uomo che avrebbe completato il processo democratico di Ataturk, garantendo anche il contenimento della forza dell'esercito che in più occasioni aveva prevalso sulle istituzioni democratiche. Nel suo programma era inoltre prevista un'apertura nei confronti della minoranza curda, una politica estera di alleanza con i paesi vicini e un progressivo avvicinamento all'Unione Europea. A questo si aggiungeva un progetto di modernizzazione e di espansione dell'economia e un programma di poderose opere pubbliche. Si presentava quindi l'ipotesi di un lungo governo di un partito islamico moderato, democratico e moderno.
Le elezioni di oggi si svolgono in un quadro molto lontano dalle speranze di allora. L'economia ha in effetti progredito in modo straordinario, le opere pubbliche e il boom edilizio hanno trasformato (forse anche troppo) il disegno del paese ma sono venuti al pettine alcuni nodi sempre più pesanti e pericolosi.
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Il Gazzettino