Risarcimento per il crac Fadalti, il tribunale delle imprese rinvia tutto alla Corte d'appello

Risarcimento per il crac Fadalti, il tribunale delle imprese rinvia tutto alla Corte d'appello
LA RICHIESTAPORDENONE Il Tribunale delle imprese di Trieste ha trasmesso alla Corte d'Appello, per improcedibilità, la domanda di ristoro dei danni patrimoniali per oltre 19...

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LA RICHIESTA
PORDENONE Il Tribunale delle imprese di Trieste ha trasmesso alla Corte d'Appello, per improcedibilità, la domanda di ristoro dei danni patrimoniali per oltre 19 milioni di euro, che era stata presentata dall'amministrazione straordinaria dell'azienda sacilese Fadalti, dopo il fallimento della stessa. Il Tribunale delle imprese ha infatti dichiarato l'estinzione del giudizio visto che l'azione civile era stata trasferita in sede penale, quindi l'ha ritenuta improcedibile in sede civile. Ora la palla passa dunque nuovamente al tribunale penale attraverso la Corte d'Appello, dove ora è in discussione il processo per il crac Fadalti. L'amministrazione straordinaria aveva promosso un'azione di responsabilità contro ex amministratori, sindaci e liquidatori del colosso dell'edilizia dichiarato, insolvente il 9 dicembre 2010 e ora risorto grazie al gruppo friulano Zanutta. L'amministrazione straordinaria della ex Fadalti in questa sede chiede danni patrimoniali per 19 milioni 231mila euro.

Intanto in Corte d'appello il 30 gennaio del 2020 si terrà la seconda udienza; in quella data è prevista la relazione del giudice delegato Mimma Grisafi, non è escluso che la Procura generale esponga le sue conclusioni. A Pordenone, tra udienza preliminare e collegiale, erano state celebrate tra il 2014 e il 2017 oltre una trentina di udienze prima di arrivare a condanne per complessivi 30 anni di reclusione. In 21 - tra amministratori, manager, sindaci della società, ex amministratore delegato e direttore investimenti di Friulia - erano stati rinviati a giudizio per ipotesi, a vario titolo, di bancarotta semplice e fraudolenta, ricorso abusivo al credito, indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato e un'evasione di Iva pari a 2,3 milioni.
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Il Gazzettino