Mentre Dino Buzzati, scalatore non eccelso, confessava che pur di superare una via di sesto grado avrebbe dato in cambio un paio dei suoi libri (ma non Il deserto dei Tartari), il...
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Lo aveva sottolineato Massimo Mila, musicologo nonché alpinista di cui troviamo, insieme ad altri venti, un breve ritratto nell'ultimo libro dello scrittore tosco-lombardo Giuseppe Mendicino, già autore della biografia ufficiale di Mario Rigoni Stern uscita due anni fa. Portfolio alpino (Priuli & Verlucca, 16,90) raccoglie, dunque, in ventun capitoletti (più un racconto finale) i profili di altrettanti personaggi vissuti nel Novecento accomunati da una profonda passione per la montagna e da uno spiccato senso etico che li vide, durante il regime, tenaci difensori di ideali di libertà e giustizia (il vero alpinista non può essere fascista perché l'alpinismo è libertà scrisse Ettore Castiglioni) e, più tardi, dell'ambiente, come Paolo Cognetti, il più giovane di questa compilation, milanese quarantenne, vincitore dello Strega 2017 con Le otto montagne.
Il libro si apre con Ernest Hemingway a Cortina nel 1923, e ricorda quanti hanno tratto ispirazione dalle montagne, come lo scultore gardenese Adolf Vallazza e il pittore Tino Aime, e quelli che vi persero la vita come il giovane Amilcare Crétier sul Cervino e Toni Gobbi sul Sasso Piatto. Sono uomini e donne (tra cui Tina Merlin) diversi tra loro, alcuni famosi altri meno, scrittori, artisti, guide alpine, spesso reciprocamente legati da solidi vincoli di amicizia e convergenza di principi (emblematica la triade Primo Levi, Mario Rigoni Stern e Nuto Revelli).
Non sono mini-biografie. Di queste vite Mendicino racconta alcuni episodi, le vette conquistate, gli ideali coltivati, le esperienze di guerra e l'impegno civile, ma soprattutto i libri frutto delle loro imprese che, per i cultori del genere, offrono una bibliografia essenziale sulla Resistenza (specialmente nel cuneese) e le Alpi, vere protagoniste di questa pubblicazione.
Anna Renda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino