Ricercatrice del Bo: il sale sugli alimenti 10mila anni fa

Ricercatrice del Bo: il sale sugli alimenti 10mila anni fa
LA SCOPERTAPADOVA I primi tentativi di conservazione del cibo attraverso la salatura? Risalgono a circa diecimila anni fa. È...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LA SCOPERTA
PADOVA I primi tentativi di conservazione del cibo attraverso la salatura? Risalgono a circa diecimila anni fa.

È quanto rivelano i fossili di pesci rinvenuti da Lara Maritan, dell'Università di Padova, lungo le rive del fiume Nilo, nel villaggio di Al Khiday, venticinque chilometri a sud della capitale Khartoum, nell'attuale Sudan centrale, e distante dal Mar Rosso circa settecento chilometri.
Lo studio firmato dall'ateneo patavino, pubblicato sul Journal of Archaeological Science, è attualmente la più antica testimonianza di uso del sale per la conservazione del cibo. «La capacità di conservare parte del pescato con la salatura - afferma Maritan - fa di queste popolazioni un esempio unico, nel quadro delle nostre conoscenze sulle comunità preistoriche mesolitiche».
Stoccare il cibo «avrebbe favorito - continua la ricercatrice - il passaggio da una vita nomade ad una più stanziale, con probabili riflessi sull'organizzazione sociale, come l'insorgere di forme di disuguaglianza, e la crescita demografica delle comunità mesolitiche».
Il surplus di cibo poteva essere utilizzato per garantire la sussistenza anche nei mesi di magra relativamente all'attività di pesca, oppure per integrare l'alimentazione durante la stagione della caccia, o ancora in occasione di attività comunitarie o rituali.
In particolare ad Al Khiday gli scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un villaggio organizzato con capanne, pozzetti e un cimitero, da cui emerge che la pesca d'acqua dolce contribuiva per più del 90 per cento all'alimentazione della popolazione. Dalle analisi dei reperti fossili e di alcuni frammenti di ceramica, è emersa la presenza un'elevata percentuale di cristalli di sale, che suggeriscono che il pesce fosse stato trattato per essere conservato nei contenitori di ceramica.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino