PORDENONE - (c.a.) Entrò di prepotenza nell'inchiesta sui ricatti mafiosi a due assicuratori pordenonesi. Lo fece autoaccusandosi dell'incendio appiccato la notte tra il 28 e 29...
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La Procura di Bologna ha chiesto l'archiviazione ritenendo che si dovesse aspettare l'esito del processo sui ricatti mafiosi che comincerà a Pordenone il prossimo 13 giugno. Ma i legali dei due assicuratori hanno già presentato opposizione, convinti che, a prescindere dall'esito del processo pordenonese, le dichiarazioni di Merenda siano già state ampiamente smentite.
Il 38enne siciliano la scorsa settimana avrebbe dovuto patteggiare 3 anni e 6 mesi per concorso in tentata estorsione e incendio doloso. Ha inseguito fino in fondo - collegato dal carcere in videoconferenza - le attenuanti generiche e della collaborazione. Il pm Giorgio Milillo non ne ha voluto sapere e Merenda è stato rinviato a giudizio. Le vittime - i due assicuratori pordenonesi - si sono già costituiti a giudizio con l'avvocato Antonio Malattia.
Tutto ruota attorno a una truffa subita dall'imprenditore sacilese Raimondo Lucchese, che i due assicuratori misero in contatto con Mario Tironi per cambiare banconote da 500 euro in tagli da 50. Ma in cambio gli furono consegnati fac simile. Era il settembre 2012. Entrano in scena alcuni calabresi che avrebbero dovuto cercare di recuperare il denaro. A quel punto i due assicuratori cominciano a subire minacce e tentativi di estorsioni (300 mila euro). Fino all'incendio di dicembre.
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Il Gazzettino