Renzi alla Ue: niente scosse sul Colle e nessun freno sui tempi delle riforme

Renzi alla Ue: niente scosse sul Colle e nessun freno sui tempi delle riforme
ROMA - «Il Parlamento ha imparato la lezione del 2013». Matteo Renzi da Bruxelles rassicura chi immagina per l'Italia uno scenario come quello della Grecia, fonte di...

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ROMA - «Il Parlamento ha imparato la lezione del 2013». Matteo Renzi da Bruxelles rassicura chi immagina per l'Italia uno scenario come quello della Grecia, fonte di preoccupazioni in Europa per l'impasse politica legata proprio all'elezione del capo dello Stato. «Il paragone con l'Italia non è calzante», dichiara il premier: non si ripeteranno episodi come quello dei 101 che affossarono Prodi, non si tornerà a una disarmante paralisi politica. Ma la partita, fonte già di grande fermento in Parlamento, resta null'affatto semplice, concordano maggioranza e opposizione, per la variabile 'voto segreto'. Prima che prendano ufficialmente il via le grandi manovre per il Colle, però, Renzi deve condurre in porto la seconda lettura della legge elettorale e della riforma costituzionale. Le due partite, ribadiscono dal Pd, non si possono sovrapporre. Ma lo sono nei fatti, se è vero che nel giorno in cui Giorgio Napolitano ribadisce che il suo addio è «imminente», FI con Giovanni Toti ricorda che la scelta del nuovo capo dello Stato fa parte di quello «spirito del Nazareno», in nome del quale Renzi e Berlusconi stanno facendo insieme le riforme.

Del resto, l'intreccio è nei fatti: entro la fine di gennaio, prima che il capo dello Stato lasci, «c'è il tempo» di approvare entrambe le riforme. Se necessario - anche se politicamente rischioso - nei 15 giorni che serviranno per la norma dei grandi elettori. Al Pd del resto hanno avuto rassicurazioni da Forza Italia che, nonostante le costanti punzecchiature di Renato Brunetta, il partito di Berlusconi non si opporrà all'accelerazione impressa. Anzi, assicura il ministro Boschi, sull'iter «c'è sempre intesa».
A causa dell'intreccio temporale, le mosse nella trattativa sull'Italicum, a partire dalla 'clausola di salvaguardia' per l'entrata in vigore differita (più la si sposta in là, più Fi e piccoli partiti si sentono rassicurati), vengono lette dai parlamentari dell'una e dell'altra parte come altrettanti segnali nei giochi, ben più complessi, per il Colle. Renzi darà le carte a tempo debito, assicurano i renziani.
Ma il premier non ha dubbi, e lo ribadisce da Bruxelles, che questa volta i grandi elettori riusciranno a «fare quel che devono nei tempi stabiliti» e non ci saranno «problemi».

Il metodo è già stato indicato dal premier: prima il confronto dentro il Pd - dilaniato, l'ultima volta, dai 101 franchi tiratori - e la proposta di un nome, poi la ricerca dell'accordo con gli altri partiti. Ma la fase preparatoria è decisiva. Per questo nei corridoi del Parlamento si studia e soppesa ogni movimento. Nei giochi all'insegna dello 'spirito del Nazareno', prova a inserirsi da subito Beppe Grillo. «Vorremmo trovare una persona al di fuori della politica. Lo sceglieremo attraverso la rete», dice. E fin qui nessuna novità. Ma poi aggiunge, lanciando un segnale al Pd: se lo sceglie un altro partito ed è «al di fuori di queste logiche, ci sta bene. Lo abbiamo già fatto alla Consulta». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino