FIRENZE - Non è proprio certo che in piazza ci fossero un milione di persone - «il giochetto dei numeri lo conosco», commenta con i suoi - a protestare contro il suo jobs act....
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È alla stazione Leopolda di Firenze, l'Italia in cui l'ex sindaco si riconosce. Per spirito e determinazione. Una manifestazione in cui non ci sono simboli del Pd e che parla a mondi trasversali. Oltre il perimetro del Partito democratico.
Certo l'amico finanziere Davide Serra, da ieri tesserato dem, non fa un favore a Renzi ipotizzando, proprio nel giorno della prova di forza della Cgil, limiti al diritto di sciopero. «Non è la nostra posizione, chi la cavalca lo fa solo per attaccarci», reagisce infastidito il premier con i suoi, chiedendo poi a Lorenza Bonaccorsi di chiarire dal palco che «il Pd rispetta i diritti costituzionali». Ma il profilo basso scelto da Renzi verso la manifestazione romana e seguito anche dai fedelissimi riuniti alla Leopolda, non sposta la linea del governo. Sul Jobs act il governo va avanti. «Non è pensabile che una piazza blocchi il Paese», avverte Renzi, che non recederà neanche davanti allo sciopero generale. Meno che meno il premier ha intenzione di farsi dettare la linea dalla minoranza Pd. Di cui riconosce la distanza dall'anima dem che ha deciso di non scendere in piazza.
«Sono due anime diverse ma rispettabili, un grande partito ha il dovere di avere opinioni diverse», è il riconoscimento del rottamatore. Libertà di posizioni diverse ma, chiarisce, nel rispetto dei pesi e dei rapporti di forza. «Quando sono stato minoranza non sono scappato, poi ho vinto il congresso e le parti si sono invertite», sostiene facendo capire che a decidere alla fine è lui. Nel partito della nazione, secondo Renzi, Stefano Fassina e Davide Serra possono e devono convivere. Così «il Pd ha preso il 40%» alle elezioni europee e «lo ha fatto perché le persone che andavano in tv a far polemica sono state messe ai lati». Questa è la strategia che il premier vuole seguire per un «Pd che vinca». E che lui intende continuare a guidare ancora a lungo. Parlando a margine della manifestazione, il premier mette la scadenza alla sua missione: «Faccio al massimo due mandati, fino al 2013». Non di più, nello spirito del ricambio generazionale della Leopolda. Ma, se tutto va come dice lui, anche non di meno.
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Il Gazzettino