Rapinano la gioielleria sparando in pieno centro

Rapinano la gioielleria sparando in pieno centro
IL CASOUDINE «Non è una cosa che ti aspetti da Udine». Lo ripetono tutti, da via Mercatovecchio a piazza Libertà. Non ti aspetti una rapina a mano armata con sparatoria al...

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IL CASO
UDINE «Non è una cosa che ti aspetti da Udine». Lo ripetono tutti, da via Mercatovecchio a piazza Libertà. Non ti aspetti una rapina a mano armata con sparatoria al mattino di un sabato d'estate, né un inseguimento con un colpo che si conficca in una vetrina della via dello struscio e un altro che finisce a pochi passi dal salotto buono della città. E, invece, è accaduto. «Un fatto gravissimo», secondo il sindaco Pietro Fontanini. «Un fatto gravissimo», gli fa eco il presidente di Confcommercio provinciale Giovanni Da Pozzo che «conferma come urgente la questione sicurezza per i gioiellieri». A rassicurare la città il fatto che il serrato lavoro investigativo della Polizia, ha portato nel giro di poche ore ad individuare i quattro presunti componenti della banda,

LA CONCITAZIONE
Erano quasi le 9.30 ieri mattina quando, come racconta lui stesso, Paolo Gremese, che guida con il fratello Andrea la gioielleria Italico Ronzoni fra via Mercatovecchio e via Mercerie, ha sentito suonare alla porta. Ma, quando ha aperto, dietro al primo uomo ne è comparso un secondo. E aveva una pistola. «Me l'ha puntata contro», ha raccontato. Dal piano di sopra, dove c'era il fratello, è stato attivato il fumogeno antirapina. Dall'altra parte della strada, vedendo il fumo c'è chi ha pensato ad un incendio. «Ho sentito un colpo e poi qualcuno che urlava. E abbiamo visto il fumo bianco dalla finestra al primo piano della gioielleria Italico Ronzoni. Poi, abbiamo capito», racconta Silvia Gori, commessa da Croatto. Sono momenti concitati alla gioielleria Ronzoni. A quanto si è potuto apprendere, Andrea sarebbe anche salito di nuovo di sopra per prendere una sedia da tirare addosso ai banditi, ma, ritornato di sotto, a causa del fumogeno non sarebbe riuscito a vedere bene. Paolo racconta di aver aperto la porta. Andrea tenta di trattenere uno dei rapinatori per il braccio, ma rimedia una gomitata all'occhio sinistro, che dovrà farsi medicare in ospedale. Anche Paolo racconta di essere stato colpito, ma in modo più lieve, ad un orecchio. I rapinatori arraffano quattro orologi Rolex, ma uno lo perdono subito dopo essere usciti.
L'INSEGUIMENTO

Quando i due scappano, Andrea Gremese si mette all'inseguimento. C'è uno sparo, all'altezza del negozio Luisa Spagnoli di via Mercatovecchio. L'ogiva colpisce un angolo della vetrina. È il panico. La gente, spaventata, si rifugia dove può. Il barista del Commercio racconta che il rapinatore avrebbe puntato la pistola anche contro di lui nella fuga. Al ladro! Al ladro!, urla Andrea. Ormai i rapinatori sono già all'altezza del Contarena, dove gli avventori stanno consumando la colazione del mattino, in un sabato invaso dal sole di luglio. La banconiera Marina Godeassi sente il trambusto della galleria. Vede i due che scappano, il placcaggio da parte di un finanziere fuori servizio. Anche un negoziante, che stava andando al lavoro, riferisce di aver tentato di bloccare uno dei fuggitivi. «Ho sentito uno dei malviventi che diceva spara, spara!», racconta Godeassi. E dall'arma viene esploso un altro colpo. Il bossolo finisce vicino al negozio Max Mara. Commesse, bariste e passanti assistono allibiti. «Non è una cosa che ti aspetti da Udine. Tanta paura». La fuga dei banditi prosegue. Andrea Gremese avrebbe riferito di aver continuato il suo inseguimento fino a piazza Duomo, dove i malviventi, saliti su un'auto, si sono allontanati, nonostante i suoi tentativi di bloccarli. Il primo a cadere nella rete degli investigatori è stato il terzo uomo, il presunto palo. Andrea avrebbe raccontato di averlo riconosciuto, che sarebbe stato proprio uno degli uomini che da tre giorni stazionavano intorno alla gioielleria, notati anche dal barista del Commercio, che sarebbero stati fotografati dai gioiellieri (alle forze dell'ordine era stata segnalata anche un'auto, una Seicento gialla). E anche i poliziotti lo hanno riconosciuto e lo hanno arrestato. Poi, l'epilogo, con l'individuazione dei presunti responsabili. E Udine che si pone tante domande.
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino