La prorogatio non la vuole nessuno. Non piace neanche all'attuale dg Gubitosi che ha fretta di spegnere la luce, lasciare viale Mazzini e virare verso altri lidi. È un fatto...
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In cima alla lista c'è Marinella Soldi, ad di Discovery Italia e generalmanager di Discovery Networks Europe Sud Europa. Il suo nome era già finito nel totonomine. L'identikit della manager ha preso più forma dopo l'audizione alla Commissione Trasporti e comunicazioni della Camera dove la Soldi è stata convocata nel quadro di un'indagine conoscitiva sui media. In quell'occasione, non è sfuggita la totale convergenza tra le sue idee e le linee guida della riforma. Il suo invito a ridurre il numero dei canali Rai disponibili, rafforzare i contenuti, crescere sul mercato e strutturarsi come una media company. E più ancora la proposta di lasciare due soli canali finanziati dal canone e senza pubblicità e «dotarsi di una governance idonea a sottrarre l'azienda alle pressioni della congiuntura politica». L'altro nome rosa che gira è quello di Eleonora, detta Tinny, Andreatta, direttrice di Raifiction. Vanta ottime referenze interne e avrebbe il vantaggio di conoscere la macchina. Le candidature maschili per il momento vengono dopo: Antonio Campo Dall'Orto, che un ruolo nella nuova Rai comunque lo avrà è Andrea Scrosati, vice presidente di Sky Italia. Meno chance hanno Vincenzo Novari, numero uno di H3G, coetaneo del premier, imprenditore edile, già presidente della Compagnia delle opere toscana.
Renzi potrà scegliere più o meno liberamente il successore di Gubitosi soltanto se potrà farlo con la sua riforma e non con la legge Gasparri. Ipotesi al momento tutta da verificare. Senza dire che votare con la Gasparri vorrebbe dire lasciare il pallino in mano alla commissione di Vigilanza dove i bersaniani abbondano, il rischio imboscata è perenne e dove servirebbe un accordo con 5Stelle e FI. Il pallino in questo momento è al Senato, da dove è partito l'iter del Ddl. Concluse le audizioni, mercoledì prossimo inizierà la discussione generale. Il 4 o il 5 giugno scadrà il termine per gli emendamenti. Con una ulteriore accelerazione si spera di arrivare in Aula entro la terza settimana di giugno.
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Il Gazzettino