«Quell'imam sbaglia, noi preghiamo con i parroci»

«Quell'imam sbaglia, noi preghiamo con i parroci»
«Quell'Imam non lo conosco, ma una cosa mi sento proprio di dirla: le forze dell'ordine fanno il loro lavoro e chi sbaglia deve pagare. Non è più possibile scherzare o essere...

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«Quell'Imam non lo conosco, ma una cosa mi sento proprio di dirla: le forze dell'ordine fanno il loro lavoro e chi sbaglia deve pagare. Non è più possibile scherzare o essere troppo leggeri. Il momento è delicato e bisogna stare attenti a quello che si dice e si fa». Tanji Bouchaib, presidente della federazione Islamica del Veneto, non ci mette molto a condannare Mohammed Madad, l'Imam vicentino espulso perché ritenuto un pericolo per via delle sue prediche durissime, basate sua una visione estremamente integralista del Corano. Un pessimo esempio per Bouchaib che da mesi si prodiga per marcare la differenza tra «noi e loro»: tra i musulmani che rispettano le leggi e il prossimo e «loro», i terroristi. In questi giorni Bouchaib non fa altro che prendere le distanze dai tremendi eventi che stanno insanguinando la Francia e lanciare messaggi di conciliazione: «Ho chiamato tutti gli Imam dei nostri centri presenti in tante città del Veneto - dice - a tutti ho consigliato di andare a trovare i parroci e i preti presenti nelle loro zone, di prendere contatto con loro e invitarli anche alle nostre preghiere. Dobbiamo camminare assieme». Il presidente della Federazione Islamica lavora anche ad altro, a un evento di unione dal valore altamente simbolico: «Per il 10 settembre sto organizzando una grande manifestazione a Venezia per condannare il terrorismo. Mi piacerebbe vedere assieme musulmani, cristiani ed ebrei: tutti uniti nel combattere questa terribile piaga. Chi entra nelle chiese per uccidere non è un musulmano, non è un credente, ma un terrorista. La chiesa, come la moschea, è la casa di Dio e nessun vero musulmano si sognerebbe mai di compiere un atto di violenza».

Bouchaib si prodiga per difendere l'Islam moderato ma si scontra contro un muro di diffidenza: «Ci chiedono continui atti di condanna - dice - ma noi condanniamo sempre ogni forma di violenza. Ho chiesto che il sermone del venerdì sia una dura presa di posizione contro il terrorismo. Però vedo che manca fiducia: anche quando scriviamo sui social network parole di condanna contro chi fa attentanti e non rispetta l'Islam leggiamo commenti di gente che non ci crede. È difficile, ma andiamo avanti. Però, cristiani e musulmani, devono continuare a stare assieme. Se iniziano a guardarci con diffidenza vincono loro».
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Il Gazzettino