qL'OPERAZIONE PADOVA Eroina e cocaina a chili da Parigi e Amsterdam verso tutto

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qL'OPERAZIONEPADOVA Eroina e cocaina a chili da Parigi e Amsterdam verso tutto il Veneto. Chi tradiva la setta veniva punito a colpi di machete, senza pietà. Stessa sorte pure...

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qL'OPERAZIONE
PADOVA Eroina e cocaina a chili da Parigi e Amsterdam verso tutto il Veneto. Chi tradiva la setta veniva punito a colpi di machete, senza pietà. Stessa sorte pure per i rivali. La testa era in Emilia Romagna, ma il vero cuore nordestino dell'organizzazione mafiosa nigeriana, scoperta grazie a un'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna e Torino, batteva a Padova. Era la città del Santo il vero crocevia della droga che esperti ovulatori, obbligati a fare da corrieri anche sotto minaccia di morte, trasportavano da Francia e Olanda. Erano così terrorizzati che qualcosa andasse storto, che affidavano la loro vita alle preghiere di un santone nigeriano cui telefonavano prima della partenza.

Sono 69 le persone raggiunte da una misura cautelare ieri mattina, durante un'operazione delle Squadre mobili di Torino e Ferrara, perché ritenute essere appartenenti all'organizzazione criminale di stampo mafioso nigeriana chiamata Viking o Norsemen Kclub International. Dei 69 provvedimenti restrittivi, 43 sono stati disposti dalla Dda di Torino e 31 da quella di Bologna, con cinque persone colpite da entrambi i provvedimenti cautelari. In 52 sono stati rintracciati in Italia.
I fermati sono accusati, oltre al reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, di tentato omicidio e associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, rapina, estorsione e lesioni gravissime.
L'ORGANIZZAZIONE
La violenza era il pane quotidiano dell'associazione criminale organizzata in una rigida struttura piramidale che controllava i territori e si suddivideva i compiti. Nel Nord Est il capo era Emmanuel Boogie Okenwa, dj di musica afro beat di Ferrara che però si occupava anche delle diramazioni dell'associazione a Padova, Treviso e Venezia, controllando il territorio e dirimendo le numerose diatribe che scoppiavano tra associati di rango medio-inferiore, occupandosi di spedizioni punitive.
L'obiettivo degli Arobaga Vikings, secondo il Gip bolognese Gianluca Petragnani Gelosi, come si legge nell'ordinanza era quello di acquisire il controllo del territorio annientando violentemente o mettendo, comunque, in condizione di non nuocere, altre confraternite nigeriane concorrenziali, per acquisire il monopolio sulle attività criminose di interesse.
L'ORIGINE
L'operazione parte da Ferrara e nasce a fine luglio 2018 da un tentato omicidio di un giovane appartenente a un gruppo rivale, gli Eiye, aggredito con un machete da cinque connazionali in zona Gad a Ferrara. Dopo gli arresti nel 2019 le indagini sono approdate al Pm della Dda Roberto Ceroni, per dimostrare l'esistenza nel Ferrarese della mafia nigeriana Supreme Viking Arobaga collegata al network internazionale. In questa fase è stata scoperta la suddivisione gerarchica, con direttive impartite dalla Nigeria e associati vincolati al rispetto della segretezza, affiliati con riti tribali, durante riunioni alla presenza dei capizona, tra Brescia e Veneto.

Altri personaggi gestivano invece lo spaccio di droga. In particolare chi si occupava di questo a Padova era Emmanuel Ratty Albert, 33enne, che si era trasferito da Ferrara alla città del Santo - dov'è stato arrestato - quando ne aveva preso il comando. Aveva preso il posto prima di Endurance Emiowele, primo coordinatore patavino, fuggito in Germania perchè accusato di essersi intascato dei soldi, e poi di Peter Shellu 26enne, arrestato ieri mattina a Campo San Martino, nell'Alta Padovana assieme alla ovulatrice Eveline Monday, coetanea, formata dalla più esperta Vino Ben, residente a Vicenza, vero braccio destro del padovano Ratty. I corrieri della droga si muovevano in auto grazie a Jacob Chedjou, tassista abusivo e perfettamente consapevole dello scopo dei viaggi all'estero, intestatario dei mezzi utilizzati per trasportare gli ovulatori da Milano, che raggiungevano in treno, a Francia e Olanda, attraverso i valichi del Monte Bianco e del Frejus.
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino