Prevedeva piani di lotta mai attuati

Prevedeva piani di lotta mai attuati
Se la chiamano «oro blu» è perché l'acqua è diventata una risorsa preziosa. Preziosa perché purtroppo sempre più scarsa. L'aumento delle temperature e la scarsità di...

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Se la chiamano «oro blu» è perché l'acqua è diventata una risorsa preziosa. Preziosa perché purtroppo sempre più scarsa. L'aumento delle temperature e la scarsità di pioggia ha troppe volte messo l'Italia in piena emergenza siccità. Proprio come adesso. Basta guardare il lago di Bracciano per rendersi conto che la situazione è piuttosto critica. «E potrebbe diventarlo sempre di più per via dei cambiamenti climatici», sottolinea Vito Felice Uricchio, direttore dell'Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche. «Per questo è necessario riorganizzare la gestione dell'acqua in Italia», aggiunge. In realtà, a questo si ci è già pensato molti anni fa. «Nel 1999 una delibera riferisce l'esperto del Cnr indicava la necessità che le Regioni e le autorità dei bacini, ovvero i distretti di oggi, predisponessero dei piani di lotta alla siccità e alla desertificazione. Piani che poi non sono stati attuati pienamente».

Eppure le soluzioni ci sono. E in alcune regioni sono state adottate. «Nel nostro Paese spiega Uricchio vengono prodotti circa 136 milioni di metri cubi di acqua sottraendo sale alle acque salmastre. L'acqua viene resa potabile oppure viene riutilizzata per fini industriali». Si tratta di un tipo di soluzione praticata solo in poche regioni. «Il 92,5% dell'acqua prodotta dagli impianti di desalinizzazione specifica l'esperto viene recuperata in Sicilia. La restante parte in Toscana e in Liguria». Si potrebbe fare certamente di più. «Magari utilizzando anche approcci geotermici spiega Uricchio che consentano di abbattere i costi».
Ci sono soluzioni tecnologiche che consentono di riutilizzare l'acqua depurando quelle reflue. «Nel nostro stesso istituto racconta l'esperto abbiamo sviluppato tecnologie idrobiologiche capaci di ridurre il carico di patogeni e inquinanti nelle acque». Con questo tipo di soluzione a trarre beneficio sarebbe l'agricoltura. Una soluzione applicabile già da subito chiama in causa proprio i distretti deputati a gestire le acque in Italia. «Il problema potrebbe essere affrontato mettendo in connessione schemi idrici diversi dice Uricchio per trasferire l'acqua dove serve». Insomma una gestione intelligente che consente nella pratica di affrontare e prevenire le criticità: «I distretti dovrebbero decidere di utilizzare una fonte invece di un'altra: ad esempio usare l'acqua dell'Aniene anziché quella del lago di Bracciano» .
La Stazione spaziale internazionale può essere un ottimo esempio contro lo spreco. Lassù neanche una goccia viene sprecata. Tutto si ricicla: anche la pipì viene riusata e resa potabile. «Magari non occorre arrivare a questi estremi dice Uricchio ma in alcuni settori, come quello industriale, si può lavorare allo sviluppo di tecnologie che permettano di riutilizzare in modo integrale l'acqua».

La lotta alla siccità può e deve partire dalla casa di ogni singolo italiano. «Evitare quotidianamente gli sprechi è una responsabilità di tutti», sottolinea Uricchio. Si possono inoltre prevedere soluzioni sostenibili da applicare a nuovi edifici. «Ci sono nuove costruzioni spiega l'esperto del Cnr a impatto zero dove è previsto il riciclo integrale dell'acqua con sistemi alimentati da pannelli fotovoltaici o da tecnologie geotermiche. Un esempio è il nostro istituto di Bari». Un'altra soluzione potrebbe essere quella di prevedere sempre la voce del risparmio idrico all'interno dei regolamenti edilizi. Molti Comuni già lo stanno facendo, obbligando o incentivando azioni come le cassette dei wc a doppio scarico e l'utilizzo dei riduttori di flusso.
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Il Gazzettino