Prestiti, il Veneto respira ma imprese a rischio usura

Prestiti, il Veneto respira ma imprese a rischio usura
LO STUDIOMESTRE Prestiti bancari, frena il calo dei fondi per le imprese venete, che nell'ultimo anno sono diminuiti di 653 milioni di euro (-0,9%) ma che negli ultimi sette sono...

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LO STUDIO
MESTRE Prestiti bancari, frena il calo dei fondi per le imprese venete, che nell'ultimo anno sono diminuiti di 653 milioni di euro (-0,9%) ma che negli ultimi sette sono diminuiti del 29,9%, pari a 30,1 miliardi di euro.

Lo rivela un'analisi compiuta dalla Cgia di Mestre sui dati della Banca d'Italia. Anche analizzando l'andamento degli impieghi totali (che includono cartolarizzazioni e sofferenze), la caduta è stata più «morbida» ma altrettanto evidente. Una contrazione, secondo la Cgia «smisurata, soprattutto nei confronti delle piccole realtà produttive che, tradizionalmente più solvibili delle medie e delle grandi imprese, sono state le più penalizzate».
POLITICHE DA CAMBIARE
«Con meno disponibilità di risorse finanziarie - commenta il coordinatore dell'Ufficio studi Cgia, Paolo Zabeo - non è da escludere che molte Pmi si siano rivolte a forme di approvvigionamento del credito illegali, controllate anche nel Veneto da organizzazioni criminali di stampo mafioso, che in momenti di difficoltà come questo sono le uniche realtà in grado di offrire liquidità a chi ne ha bisogno. Non è un caso che la gran parte degli arrestati in Veneto nelle settimane scorse nelle inchieste contro la presenza della mafia nella nostra Regione sia, tra le altre cose - conclude - accusata di usura, estorsioni e recupero illegale dei crediti».
A livello provinciale, l'area più penalizzata è stata Rovigo, che in sette anni ha subito la contrazione dei prestiti del 34,2% (- 1,1 miliardi), e negli ultimi 12 mesi, assieme a Vicenza, è stata la realtà più colpita: - 3,9% pari a - 89 milioni. Dopo il crac delle due popolari venete, nell'ultimo anno la provincia di Treviso ha registrato un aumento degli impieghi vivi alle imprese (+ 265 milioni, + 2%), mentre a Vicenza è continuata la stretta con - 592 milioni (- 3,9%). Difficile stabilire quali siano le ragioni: probabilmente, è l'ipotesi della Cgia, ha concorso l'andamento dell'export, che a Vicenza nell'ultimo anno è cresciuto pochissimo (+ 1%) mentre nella Marca ha registrato un + 5%.

Come cambiare rotta? «In primo luogo dichiara il segretario Renato Mason bisognerà perseguire uno sviluppo economico meno bancocentrico. Poi sarà necessario rassicurare gli istituti di credito dal raggiungimento di requisiti patrimoniali eccessivi imposti dalle regole europee per liberare più risorse per le Pmi. Inoltre, le banche dovranno ritornare a gestire i propri bilanci con rigore e sobrietà, recuperando la fiducia dopo i casi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza».
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Il Gazzettino