Positivo alle analisi anche il pensionato di Cavarzere

Positivo alle analisi anche il pensionato di Cavarzere
CAVARZERESi tratta di West Nile. Il laboratorio di microbiologia dell'Università di Padova ha confermato, nel pomeriggio di ieri, che il 77enne (non un cinquantenne come pareva...

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CAVARZERE
Si tratta di West Nile. Il laboratorio di microbiologia dell'Università di Padova ha confermato, nel pomeriggio di ieri, che il 77enne (non un cinquantenne come pareva in un primo momento) di Cavarzere ricoverato all'ospedale di Rovigo, che presentava la sintomatologia neurologica caratteristica provocata dal virus, aveva effettivamente contratto la sindrome della febbre del Nilo nella sua forma più grave. Il 77enne, inizialmente ricoverato nel reparto di Neurologia, è stato trasferito in quello di malattie infettive, non perché sia contagioso (la West Nile, infatti, non si trasmette da uomo a uomo), ma per tutelarlo da altre eventuali infezioni che potrebbero compromettere i segni di recupero che sta manifestando.

FEBBRE E DISSENTERIA
«Mio padre racconta la figlia del 77enne si era sentito male nella giornata di venerdì 13. Manifestava dissenteria e febbre. Abbiamo chiamato la guardia medica che ci ha indicato di somministrargli qualche tachipirina. La sera dello stesso giorno, però, le sue condizioni si sono aggravate: non si reggeva sulle gambe e faceva fatica perfino a reggere il cucchiaio per cenare. Al sabato mattina, di nuovo su indicazione della guardia medica, lo abbiamo portato in ospedale ad Adria dove ci hanno parlato di una sospetta encefalite. Le sue condizioni, però, non miglioravano, tanto che martedì 17 mattina è stato deciso di portarlo d'urgenza a Rovigo. E qui, il giorno dopo, i sanitari ci hanno comunicato che, molto probabilmente, si trattava di West Nile. La conferma definitiva è arrivata oggi (ieri, ndr) pomeriggio».
Ora, sperando che la situazione del 77enne evolva in meglio, come pare stia accadendo, si apre la questione della disinfestazione dell'area di possibile contagio.
RAGGIO DI 200 METRI

Il Piano di sorveglianza integrato prevede una rete di sorveglianza formata, in prima istanza, da trappole per la cattura delle zanzare che sono i vettori del virus (mentre gli ospiti sono gli uccelli) e, ovviamente, dal controllo dei malati che manifestano i sintomi. Quando si raggiunge la certezza della presenza del virus nelle zanzare catturate, o nell'organismo di un essere umano che se ne ammala, scattano le misure di disinfestazione per contenere la diffusione della sindrome. E' l'Ulss competente per territorio che informa il Comune interessato il quale deve compiere un intervento massiccio nel raggio di almeno duecento metri dall'abitazione della persona colpita o dal luogo in cui questi può avere contratto il virus. Fino al primo pomeriggio di ieri il sindaco non era ancora stato informato della situazione, ma la comunicazione ufficiale dovrebbe arrivare questa mattina. Nel caso in questione il 77enne era abituato a coltivare un orto che, però, confina con una zona incolta in cui potrebbe essersi annidata la zanzara che l'ha punto.
Diego Degan
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Il Gazzettino