PIEVE DI CADORE A un anno da Vaia rimane la consapevolezza che il fenomeno si

PIEVE DI CADORE A un anno da Vaia rimane la consapevolezza che il fenomeno si
PIEVE DI CADOREA un anno da Vaia rimane la consapevolezza che il fenomeno si potrà ripetere, che fortunatamente possiamo contare sulla Protezione Civile, che la montagna...

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PIEVE DI CADORE
A un anno da Vaia rimane la consapevolezza che il fenomeno si potrà ripetere, che fortunatamente possiamo contare sulla Protezione Civile, che la montagna spopolata è sempre più fragile. E' stato Pieve di Cadore ad aprire la lunga serie di iniziative per ricordare i drammatici eventi dello scorso autunno, «per non perdere la memoria di quei giorni -ha detto il sindaco Bepi Casagrande- ricordare è importante per guardare al futuro in modo più attrezzato e consapevole rispetto al passato». E' cresciuta in tutti la consapevolezza che nulla sarà più come prima, ed è cresciuta l'attenzione verso il territorio. Lo ha assicurato Casagrande portando l'esempio della segnalazione arrivata in municipio da parte di alcuni cacciatori che hanno visto come delle piante già schiantate erano scivolate dal pendio, a causa delle piogge delle settimana passate, finendo nel greto di un torrente sopra Pozzale. «In caso di pioggia quei tronchi avrebbero impedito il regolare deflusso con conseguenze per una dozzina di abitazioni -ha spiegato il sindaco- una situazione che in passato non sarebbe stata presa in considerazione con lo stesso scrupolo».

IL COMMISSARIO E L'INGEGNERE
Che tutto sia cambiato lo ha detto anche Vincenzo Artico della Commissione regionale per l'emergenza: «Il territorio non è più quello di prima, dobbiamo rendercene conto». La lectio magistralis è arrivata da Luigi D'Alpaos. L'ingegnere idraulico, già docente all'università di Padova e nella Fondazione Angelini, dopo aver ricordato i numeri del fenomeno e ringraziato la Protezione Civile per quell'allerta che molti avevano ritenuto esagerata, ha detto «grazie a chi ha evitato che pagassimo con più morti questo fenomeno», ma ha chiesto più strumenti: «Vaia ci ha dimostrato che abbiamo strumenti di prevenzione ma che bisogna fare di più sulle previsioni dei fenomeni e poi fare in modo che le strumentazioni funzionino». C'è anche l'analisi sugli effetti dello spopolamento della montagna, ancora D'Alpaos: «Meno gente e così sono scomparse quelle attività che presidiavano il territorio. La miglior difesa resta quella passiva, non bisogna cercarsi da soli i guai cambiando la pianificazione territoriale, non si possono fare insediamenti senza valutare i fenomeni idrogeologici. Quello che abbiamo visto lo scorso anno capiterà sempre».
IL DIARIO DI BOTTACIN

Per non perdere la memoria l'assessore regionale Gianpaolo Bottacin ha messo nero su bianco I giorni di Vaia un diario scritto sul campo perché era doveroso che restasse testimonianza di quanto successo ma soprattutto di quanto fatto. Bottacin: «Dovevo scriverlo perché ci sono stati anziani che si sono attivati personalmente anche prima dei soccorsi. Ci sono stati i sindaci protagonisti di quelle giornate drammatiche e poi ci sono stati i soccorritori, un modello di efficiente solidarietà». Ma in questo quadro virtuoso ci sono due nemici: burocrazia a soldi. Bottacin: «Ci sono le leggi e tutta una serie di comitati che si mettono di traverso. Massimo rispetto per tutti ma prima viene la sicurezza dei cittadini». Sono 900 i milioni di euro investiti per la difesa idrogeologica e tutte le opere di prevenzione attiva messe in campo in questi anni dalla Regione e sono stati uno dei motivi grazie ai quali si è riusciti ad affrontare l'emergenza Vaia, «evitando di pagare un prezzo più alto».
Giuditta Bolzonello
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Il Gazzettino