IN TRIBUNALETREVISO Le famiglie dei bambini che Emanuela Petrillo avrebbe dovuto sottoporre a profilassi e che invece, secondo le accuse della Procura di Udine, la ex assistente...
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TREVISO Le famiglie dei bambini che Emanuela Petrillo avrebbe dovuto sottoporre a profilassi e che invece, secondo le accuse della Procura di Udine, la ex assistente sanitaria avrebbe solo finto di vaccinare restano come parti civili nel processo a carico della 32enne di Spresiano. Nell'udienza di ieri il Tribunale di Udine ha infatti respinto la richiesta dei difensori di escludere le decine di famiglie, trevigiane e friulane, parti civili nel procedimento che vede la Petrillo accusata dei reati di peculato, omissione in atti d'ufficio e falsità ideologica in certificati. Esce dal processo invece il Codacons del Friuli, come chiesto proprio dai legali della donna, per difetto di motivazione a costituirsi. Con l'udienza di ieri dovrebbero essersi esaurite le questioni preliminari prima che il processo, rinviato al prossimo 31 gennaio, entri nel vivo. Enanuela Petrillo, che tra il 2009 e il 2016 ha lavorato per le aziende sanitarie del Medio Friuli a Codroipo, poi a San Daniele e Udine e infine per la Usl 2 di Treviso, è accusata di aver solo finto di somministrare le vaccinazioni a quasi 8 mila pazienti, di cui la maggior parte bambini.
LE PROVE
A inchiodare la assistente infedele come era stata definita dal direttore generale della Uls di Treviso Francesco Benazzi quando è scoppiato il caso, i risultati dell'incidente probatorio in cui era stata effettuata l'analisi dei campioni di sangue prelevati dai Carabinieri del Nas, sia a Udine che a Treviso, nell'ambito delle indagini aperte dalla Procura friulana. I test avevano confermato la forte scopertura vaccinale nel sangue dei pazienti a cui la Petrillo avrebbe dovuto inoculare i vaccini, tra cui quello del morbillo. Per il pubblico ministero Claudia Danelon quella è la pistola fumante.
IL MAGISTRATO
I campioni prelevati da soggetti sottoposti a trattamento dalla Petrillo ed esaminati nell'incidente probatorio - aveva scritto il magistrato nella sua richiesta di rinvio a giudizio - mostravano percentuali di mancata sieroconversione nettamente superiori a quanto previsto in letteratura. Non essendoci fattori individuali che da soli possano giustificare tale discrepanza percentuale, il dato è fortemente suggestivo di una mancata somministrazione del vaccino. Accuse sempre respinte dalla 32enne contro cui avevano però puntato il dito anche alcuni colleghi, dopo aver notato che i bambini a cui la Petrillo avrebbe dovuto fare le iniezioni non piangessero mai. Non sono contro i vaccini - si è difesa la ex assistente sanitaria, che dopo il rinvio a giudizio è stata licenziata dalla Uls 2 di Treviso - anzi li ritengo importanti. Io non ho mai finto di fare quelle iniezioni. Una linea di difesa rafforzata dalle bordate dei suoi avvocati, Paolo Salandin e Chiara Pianon, secondo cui un processo fondato sull'esito dei test esaminati durante l'incidente probatorio è fare giustizia a colpi di statistica e questo non è possibile in uno Stato di Diritto. Non è con esami a campione che si può dimostrare una tesi che invece è francamente indimostrabile, a partire dal fatto che non ci sono ragioni di nessuna natura che potrebbero aver spinto Emanuela Petrillo a fingere così tante vaccinazioni durante così tanti anni di servizio nella sanità pubblica. ( de.bar.)
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Il Gazzettino