«Per la trattativa con lo Stato questo voto non è necessario»

«Per la trattativa con lo Stato questo voto non è necessario»
L'ASTENUTOGraziano Azzalin, rodigino, 58 anni, consigliere regionale del Pd, area orlandiana, l'unico a votare contro la convocazione del referendum anche senza election day, è...

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L'ASTENUTO
Graziano Azzalin, rodigino, 58 anni, consigliere regionale del Pd, area orlandiana, l'unico a votare contro la convocazione del referendum anche senza election day, è un paladino dell'astensione: stare a casa per non far raggiungere il quorum.

Consigliere Azzalin, convinto dell'astensione?
«Certo e la convinzione è andata rafforzandosi mano a mano che ci si è avvicinati al voto. Ho visto nella gente crescere la perplessità e la consapevolezza che non siamo di fronte al referendum dei veneti, ma di Zaia e della Lega».
Senza quorum il referendum non sarà valido: come sarà possibile poi andare a chiedere a Roma maggiore autonomia?
«Il referendum non è un momento costituente né preclude ad avviare un percorso secondo quanto stabilito dalla Costituzione per avere maggiore autonomia su determinate materie».
Cosa imputa al governatore Zaia?
«Di aver nascosto con questo referendum il vero problema del Veneto e cioè l'assenza di un progetto politico».
Cosa imputa al Pd?
«Di aver perso una grande occasione, la mancanza di coraggio. Il Pd deve smetterla di inseguire i sondaggi, un partito popolare deve avere il coraggio delle battaglie. Solo così può diventare un'alternativa credibile a Zaia e alla Lega».
La firma della dichiarazione di intenti tra Gentiloni e il presidente dell'Emilia Romagna Bonaccini è stato uno sgambetto al Veneto?
«Più che uno sgambetto è stata la dimostrazione che non serve spendere un sacco di milioni per avviare una trattativa con lo Stato».
Il referendum si fa perché l'ha consentito la Consulta.
«Ma la sentenza non stabiliva né un obbligo né un vincolo, indire il referendum era una mera facoltà politica».
Lei è autonomista o centralista?
«Io sono per l'autonomia, ma non su tutte le materie come viene chiesto da Zaia perché occorre ragionare nel merito. Su banche, Mose e Pedemontana non è che abbiamo dimostrato che il Veneto sa fare meglio».
La cosa più bella e più brutta della campagna elettorale.
«La più bella capire più a fondo il Veneto, la più brutta la metamorfosi che ha subito il mio partito che ha perso le antenne della società reale. E mi ha deluso la meticolosità con cui Zaia ha evitato qualsiasi confronto».

Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino