Padova che nessuno conosce: l'incanto nascosto della città

Padova che nessuno conosce: l'incanto nascosto della città
IL VOLUMEC'è una dimensione padovana, in cui si narra il ruolo che ha avuto in passato la città del Santo: fra il XIII e il XIV secolo al centro della produzione letteraria e...

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IL VOLUME
C'è una dimensione padovana, in cui si narra il ruolo che ha avuto in passato la città del Santo: fra il XIII e il XIV secolo al centro della produzione letteraria e dal XVI culla della rivoluzione scientifica e medica.

Ma ce n'è anche una ben più vasta, che comprende il territorio dell'intero Veneto, fatta eccezione per quello di Venezia. Perché nel Duecento Ezzelino, quando si contrapporrà al libero Comune di Padova, di fatto conquisterà la zona che arriva fino alla Marca Trevigiana e tenterà poi di arrivare fino a Milano. Sono questi alcuni dei temi trattati da Silvia Gorgi nel suo ultimo libro Padova che nessuno conosce. Tra le pieghe della storia per scoprire l'incanto nascosto della città (Newton Compton), in cui individua un filo conduttore di otto secoli che riporta alle eccellenze odierne in ambito scientifico. E lo fa documentandosi in maniera approfondita, come dimostrano la copiosa bibliografia e la dettagliata sitografia riportate alla fine.
I PERIODI
L'opera è divisa in due parti. Nella prima l'autrice prende spunto da Cronica uno dei capolavori del Medioevo scritto da Rolandino, notaio patavino, il quale ha introdotto un nuovo modo di fare cronaca raccontando quel periodo caratterizzato dalla lotta tra il Comune di Padova e l'invasione del potente Ezzelino da Romano: il volume nel 1262 divenne la più dettagliata testimonianza sul Veneto del Duecento. «In questo clima - racconta Silvia Gorgi - è di nuovo un notaio a mettersi in luce. Si tratta di Albertino Mussato, che viene coronato poeta. Ed ecco di nuovo un libro, una tragedia in latino, l'Ecerinis del 1315, in cui il protagonista è sempre Ezzelino, soprannominato figlio del demonio. Pare che l'opera diventi famosa al punto da indurre Dante a inserire nel Paradiso della Divina Commedia, la sorella di da Romano, Cunizza».
L'AUTRICE
«Fra XIV e XVI secolo - aggiunge la scrittrice - alla corte dei Carraresi, signori di Padova, si sviluppano l'arte e il mecenatismo: esempi sono la Cappella degli Scrovegni dipinta da Giotto e il ciclo pittorico trecentesco candidato a diventare patrimonio Unesco. In tale contesto, vivacizzato da fra Guariento, de' Menabuoi, Mantegna e Petrarca, il pittore fiorentino Cennino Cennini scrive il Libro dell'arte, che è il primo trattato sulla pittura. E la danza pavana, tuttora in auge, conquista le corti europee».
LA SCIENZA
La seconda parte del libro, che è poi quella che si ricollega all'attualità, analizza come Padova divenne fulcro della rivoluzione scientifica, partendo dalla definizione di teatro anatomico introdotta dal medico Alessandro Benedetti. Qui si concretizza il nuovo metodo di analisi che si basa sull'osservazione reale del corpo, grazie alla dissezione dei cadaveri.

«L'idea del teatro come contesto di pratiche performative in campo scientifico, - aggiunge l'autrice - restituisce una dimensione di cultura più complessa. E non è un caso che, nella stessa area geografica, nell'arco di dieci anni, s'inaugurino il primo teatro coperto al mondo, l'Olimpico di Vicenza, e quello anatomico a Padova. Il fascino oscuro dell'anatomia, la dissezione, la nascita della patologia, gli studi del cosiddetto mal gallico, e i suoi rimedi, fra cui il profilattico, descritto per la prima volta da un medico della scuola patavina, Gabriele Falloppio, l'anatomia patologica di Giovanni Battista Morgagni sono punti fondamentali nel percorso, lungo secoli, della medicina patavina che riportano a oggi, con eccellenze quali i professori Palù, Crisanti e Viola in prima linea nel combattere l'attuale pandemia».
Nicoletta Cozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino