Oggi che è Ferragosto il dottor Giovanni Leoni sarà in turno di guardia all'ospedale civile di Venezia. Ma ieri pomeriggio il segretario regionale del Cimo (Coordinamento...
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Cos'è che non la convince?
«Da chi saranno formati questi giovani medici?».
«Dai colleghi più esperti», ha detto la Regione.
«Ma cosa significa? Quello che chiediamo noi è di sapere chi sono i professori che insegnano il mestiere ai ragazzi che vengono messi in prima linea. Il contratto di formazione e lavoro prevede che i tutor siano ben identificati e abbiano orari dedicati all'insegnamento. Ma i reparti che sono già ora in carenza di organico, avranno il personale e il tempo per fare anche un'adeguata attività di tutoraggio?».
Finora come funziona?
«Lavoro in una Chirurgia Generale convenzionata dal 1988 con la Scuola di specializzazione dell'Università di Padova. Abbiamo uno specializzando, o al massimo due, ogni sei mesi. Questi ragazzi dedicano all'incirca il 30% del loro tempo alla tesi o alla ricerca e il 70% all'attività clinica, non fanno guardie notturne né ambulatori specialistici, svolgono attività di corsia o di sala operatoria, ma sempre sotto il controllo del direttore e di noi specialisti, una decina».
Invece cosa succederebbe?
«Le due delibere si riferiscono a Pronto Soccorso e Medicina Internistica, proprio i due reparti caratterizzati dalle condizioni di lavoro più pesanti, in cui capita frequentemente di dover assumere in autonomia decisioni in situazioni di urgenza ed emergenza. Certo, puoi confrontarti con un collega più anziano, ma non puoi chiedergli continuamente tutto».
Vede alternative?
«Aumentare i posti di specialità, lasciando la formazione teorica alle Università e quella sul campo agli ospedali convenzionati, peraltro molto pochi. Davanti a una situazione straordinaria, serve una risposta straordinaria».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino