IL CASOPORDENONE La frasi contro i profughi, cariche di odio, lasciate sul profilo Facebook Sei di Portogruaro se... sono state sanate dopo un percorso di introspezione, cento ore...
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PORDENONE La frasi contro i profughi, cariche di odio, lasciate sul profilo Facebook Sei di Portogruaro se... sono state sanate dopo un percorso di introspezione, cento ore di lavori socialmente utili, l'astensione dai social network e donazioni alle associazione per i migranti. È così che tre dei quattro utenti di Facebook hanno pagato per aver violato la legge Mancino con l'aggravante in materia di discriminazione razziale. Ieri, come era avvenuto per il portogruarese Roberto Spadotto e il concordiese Gabriele Marian, anche Giuseppe Barresi, 35 anni, di Concordia Sagittaria, al termine della messa alla prova ha ottenuto dal collegio presieduto dal giudice Alberto Rossi una sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato. Non è andata così per Rudy Rosan, 34 anni, di Portogruaro, che non è riuscito a concludere il percorso concordato con l'Uepe di Venezia. Ha garantito soltanto qualche ora di lavori socialmente utili e ieri, all'esito negativo della messa alla prova, la difesa ha chiesto di patteggiare. Le pena concordata tra il pm Federico Baldo e l'avvocato Gianni Massanzana, è stata di 5 mesi con il beneficio della condizionale.
La vicenda risale al luglio 2017, quando a Portogruaro furono trasferiti i primi profughi da Cona. Su Sei di Portogruaro se... in tanti commentarono la vicenda. Un'insegnante segnalò alcune frasi molto forti, ritenendo che fossero cariche di odio, e la Procura condivise contestando l'aggravante della discriminazione razziale, ritenendo che le frasi fossero cariche di «odio etnico, nazionale, razziale o religioso». «Che gli diano fuoco», «Col lanciafiamme e tutte è risolto» oppure «Gente sporca devono morire» sono soltanto alcuni dei commenti segnalati all'autorità giudiziaria.
C.A.
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Il Gazzettino